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Ildegarda di Bingen: mistica e scienziata

Dicembre 2014
Flavia Grossi
Centro DISF, giornalista

Trasportata dalle ali della fede e della ragione, Santa Ildegarda di Bingen ha trascorso tutta la sua vita alla presenza della Verità nella intellezione delle realtà create e nella mistica contemplazione di Dio. La straordinarietà di questa grande Badessa benedettina del XII secolo sta nel dono dell’aver vissuto in sintonia con l’indagine scientifica del suo tempo e le visioni mistiche che le sono valse il titolo di “Profetessa del Reno”. Annoverata nel numero dei Dottori della Chiesa - proclamazione non frequente per una Santa della Chiesa Cattolica - in forza della sua «eminente dottrina e l’autorevolezza dei suoi trattati», recita la Lettera Apostolica di proclamazione Dottorale di Benedetto XVI, «il suo messaggio appare straordinariamente attuale, prosegue, per il suo vivace incentivo al dialogo della Chiesa e della Teologia con la cultura, la scienza e l’arte contemporanea».

Se, come ci ricorda san Giovanni Paolo II in apertura della Fides et Ratio, «la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità», Ildegarda ha potuto e saputo coniugare il canale con cui gli uomini ordinariamente cercano Dio con il dono straordinario della visione della “Luce vivente” che, in una sintesi armonica, comprende e coinvolge tutti gli elementi del creato. Infatti, in lei la visione mistica si sposa con la ricerca scientifica a tutto tondo creando un inedito privo di contrasti, forse mai eguagliato nella storia della spiritualità mistica e della scienza.

Scienza e fede sono in Santa Ildegarda unite ma non confuse, ponendosi nell’esperienza cognitiva e cristiana di essa in una sintesi mirabile, congiunte e mutuamente arricchenti, nutrendosi a vicenda e dando vita a quel tutto armonico che ritroviamo nel carattere interdisciplinare dei suoi studi e scritti. Nella sua visione del cosmo, ogni elemento è una nota del grande spartito della creazione e basta guardare il creato, studiarne gli elementi, le piante, gli animali, l’anatomia umana o il pentagramma di un inno gregoriano per poter scorgere l’armonia universale della creazione.

Ildegarda non fu soltanto una grandiosa figura di badessa benedettina, ma fu consigliera e in contatto con importanti personaggi del suo tempo, tra i quali Bernardo di Chiaravalle, Federico Barbarossa, Corrado III di Svevia, predicò contro le eresie, e i suoi scritti dettati dalle visioni mistiche furono approvati da Papa Eugenio III. Fondò conventi e scrisse di agiografia, crebbe claustrali e rinsaldò la regola del suo Ordine senza mai smettere di comporre trattati teologici e scientifici. Questa indocta dell’Alto-Medioevo risplende ancora oggi come immagine vigorosa e salda dei valori che la donna può e deve incarnare, ponendosi come modello di madre, scienziata, teologa, musicista, medico e botanica. Incredibile a credersi oggi, tempo della specializzazione e frammentazione del sapere, Sant’Ildegarda fu e promosse tutto questo.

Il suo fu un ruolo di intermediaria tra il Creatore e la creazione, megafono della voce di Dio e delle sue opere intellegibili nella natura e, certamente, nell’uomo. Uno sguardo alle sue opere aiuterà a comprendere il valore del suo corpus scientifico, teologico e artistico. Il Liber Scivias, Liber Vitae Meritorum, Liber Divinorum Operum sono i tre trattati teologici che contengono le visioni. L’ultimo in particolare si pone come opera esemplare del legame tra scienza e fede: sant’Ildegarda vi sintetizza concetti teologici, conoscenze scientifiche e le ricerche relative al funzionamento della mente e della struttura del cosmo. Mette in risalto i rapporti tra cosmologia, antropologia, teologia, elementi naturali e scienze mediche, rapporti che mostrano come l’uomo appartenga a Dio e si inserisca nel creato.

Durante la stesura dei trattati teologici la Badessa di Bingen continuò ad occuparsi dell’osservazione della natura e delle sue regole, nacque così il Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum  poi diviso in Liber semplicis medicinae (Physica), Liber compositae medicinae (Causae et curae): due trattati di scienze naturali e medicina che rappresentano un gioiello scientifico, prezioso per i metodi compositivi e per la qualità dei contenuti. Basti ricordare che gli unici trattati di medicina occidentali che conosciamo del XII secolo sono proprio questi due. La cura e l’attenzione verso le sue figlie e il vivere secondo la regola benedettina la pongono costantemente in rapporto con la natura, offrendole la ragione pratica dello studio dei rapporti tra ambiente e malattia, alimentazione e salute, individuando cure e rimedi naturali. Cataloga gli elementi, le piante, gli animali con una perizia e una precisione che stupisce, senza mai dimenticare che attraverso le creature si può arrivare alla scoperta di Colui che in esse ha lasciato una traccia di sé.

Nella santa Badessa la scienza delle cose divine non offusca il realismo e il senso pratico, ma li esalta rendendoli più efficaci, e in questa continua espressione del suo sguardo sul creato anche l’arte diventa strumento per esprimere l’armonia del cosmo. Nascono inni, antifone, responsori, sequenze e sinfonie con cui Ildegarda, autrice dei testi e delle musiche, canta le lodi ai profeti, ai martiri, ai santi; tutto raccolto nella Symphonia harmoniae caelestium revelationum. La Badessa di Bingen vuole ricordare, rivelare, anche attraverso la musica, che l’anima è sinfonica e partecipa ad ogni sinfonia del creato in virtù della relazione che l’uomo ha con ciò che lo circonda. L’armonia inscritta in ogni elemento viene raccontata dalla musica ed espressa dalla poesia delle parole e, a tutt’oggi, molti di questi brani vengono ancora eseguiti. Con l’Ordo virtutum si mette in scena una rappresentazione drammatica ed allegorica del combattimento tra i vizi e le virtù: l’opera si attesta come una delle prime rappresentazioni sacre del Medioevo.

Restano ancora stupefacenti composizioni quali la Lingua Ignota e Litterae Ignotae. Sant’Ildegarda trasmise infatti una lingua inesistente, la “lingua mai udita prima”, che apprese nelle sue visioni e di cui si possiede il manoscritto recante la trascrizione dell’alfabeto e più di mille lemmi ordinati in gruppi tematici.  Scrive inoltre trattati sulla Regola di San Benedetto e Sant’Atanasio, vite di santi e molte lettere, dando vita a un corpus di opere impressionante dal punto di vista della vastità e delle argomentazioni trattate.

Lo scibile del reale viene indagato punto per punto, dalla fissità degli elementi alla complessità della salute umana; Ildegarda fissò per tutta la vita il senso che andava scoprendo e i suoi pensieri sulla natura che la circondava, per rileggervi i segni del Creatore e riportarli, o meglio, rivelarli all’umanità che le chiedeva conforto e consiglio, lasciando ai posteri un’eredità inconsueta e ancora poco diffusa e studiata. Lo sguardo esteriore si sovrapponeva perfettamente con quello interiore, con gli occhi dell’anima attraverso i quali la Visione le parlava mostrandole i segreti della Trinità, dell’Incarnazione e della Creazione. Forse, proprio per questo le visioni di Ildegarda assumono un tratto del tutto peculiare rispetto alle visioni mistiche consuete: non sogna, non vede con gli occhi, non sente voce, ma vede con occhi interiori mentre è vigile e continua ad essere in rapporto con il mondo esterno: “Le visioni che vidi non le ebbi nei sogni, né dormendo (…) ma da sveglia, con la mente chiara, guardandomi intorno con gli occhi e con le orecchie dell'uomo interiore”. [G. Dalla Croce, Scivias, Lev, Città del Vaticano 2002, p.50].

Il 7 ottobre del 2012 Papa Benedetto XVI l’ha proclamata Dottore della Chiesa Universale chiudendo così la Causa di Dottorato iniziata nel 1979 durante il pontificato di San Giovanni Paolo II che la definì “Luce del suo popolo e del suo tempo”.

La Canonizzazione per equipollenza del 10 maggio 2012 con cui Papa Benedetto XVI aveva poco prima esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in onore di santa Ildegarda di Bingen ha dato nuova linfa alla conoscenza della vita e delle opere della mistica scienziata. Questa, ancora in vita, era già venerata e ricercata per consigli e preghiere da parte della popolazione tedesca e dei nobili del tempo, fino poi alla caduta nel limbo della modernità che in certo senso l’aveva vista relegata nei soli confini nazionali.

Ben presente, tuttavia, a coloro che guardavano ancora alla ricchezza e all’altezza della sua esperienza, ed alla Chiesa che l’ha indicata universalmente quale modello da seguire ed imitare: Sant’Ildegarda ha aperto una strada verso il Cielo, originale e feconda di nuovi ed abbondanti frutti di santità, indicando con la sua stessa vita il valore imprescindibile ed il senso profondo del pieno  uso delle due ali della scienza e della contemplazione delle cose di Dio.