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Il nostro universo

Agosto 2006
Charles H. Townes

Qual è il fine o il significato della vita? O del nostro universo? Queste sono domande che ci dovrebbero riguardare tutti.

Come scienziato devo dapprima cercare di comprendere cos'è e come funziona il nostro mondo – l'universo compresi gli uomini. Inoltre, come persona religiosa cerco di capire il fine del nostro universo e della vita umana, uno dei principali interessi della religione. Certamente se l'universo ha un fine, allora sia la sua struttura che il suo funzionamento devono rispecchiarlo. Questa ovvia relazione unisce la scienza e la religione, e io credo che le due siano molto vicine e con una natura più simile di quanto si ritenga normalmente.

I miei studi sul rapporto tra scienza e religione iniziarono quando, nei lontani anni '60, la Men 's Class of Riverside Church a New York mi chiese di parlare, in quanto scienziato, della mia visione della religione, forse perché ero l'unico scienziato che loro conoscessero che frequentava la Chiesa. Accadde che l'editore della rivista IBM's THINK fosse tra il pubblico e poco dopo telefonò per chiedere se poteva pubblicare il discorso su THINK. Lo fece. Fui sorpreso un'altra vota quando l'editore del giornale degli alunni del MIT chiese di poterlo pubblicare anche lui. La seconda pubblicazione sfociò in una seria opposizione da parte di alcuni alunni del MIT, i quali minacciarono di non aver più nulla a che fare con il MIT qualora questo fosse successo di nuovo.

Sicuramente concordo con il fatto che i giornali universitari non servono a fare propaganda ad una visione religiosa. D'altra parte, però, ritengo che sia necessaria una seria discussione intellettuale sul possibile significato del nostro universo, sulla natura della religione, sulla sua visione filosofica e quella scientifica, in modo aperto e accurato. Nel mondo intellettuale noi non dovremmo fare propaganda delle idee, ma nondimeno dovremmo essere capaci di analizzarle liberamente.

Una volta fu chiesto a ad un affermato scienziato e filosofo di definire il metodo scientifico. “Oh – disse – è lavorare come un diavolo per trovare una rispostam a senza appigli cui aggrapparsi”. Io credo che la stessa cosa si possa dire della religione. Noi usiamo tutte le nostre risorse umane per capirle entrambe: istinto, intuizione, logica, prova (esperienza o osservazione), postulati o fede e persino rivelazioni.

Noi tutti riconosciamo che la scienza ha prodotto risultati eccezionali. Questo ci permette di fare così tante cose e di ritenere che ormai comprendiamo molte cose. La scienza è veramente meravigliosa, eppure ci sono ancora molti misteri, enigmi e contraddizioni.

Noi siamo ora convinti che la materia che possiamo identificare nel nostro universo sia solo il 5% circa di tutta quella che c'è. E tutto il resto che cos'è? Gli scienziati stanno provando in tutti i modi di scoprire questa strana materia sconosciuta. E se ci riusciranno, quando ciò accadrà? La relatività e la meccanica quantistica hanno ottenuto notevoli successi e riteniamo che ci spieghino e ci insegnino molte cose. Eppure in alcune circostanze queste ci appaiono logicamente inconsistenti. Noi semplicemente accettiamo tali inconsistenze, utilizzando queste due teorie scientifiche con notevoel soddisfazione.

Il matematico Gödel scoprì che per provare qualcosa bisogna prima avere un insieme di postulati, dimostrando però subito dopo che non possiamo mai provare che l'insieme di postulati prescelto è esattamente autoconsistente senza costruire un nuovo insieme di postulati, ancora più generali, del quale a sua volta non si può provare l'autoconsistenza. Così, anche nella scienza, noi abbiamo bisogno di fede, o, come noi normalmente li chiamiamo, di postulati. Un'affermazione estrema e in qualche modo divertente della nostra mancanza di prove sicure fu quella del vescovo George Berkeley, da cui deriva il nome della mia cittadina Berkeley, in California. Egli affermò che non possiamo assolutamente provare che le persone e le cose che pensiamo di vedere ci siano realmente – “non possiamo vederle nella loro interezza”, ma le abbiamo solo nella nostra immaginazione. Il vescovo probabilmente aveva ragione, pur tuttavia noi crediamo che le persone e le cose che vediamo sono reali.

La principale delle scienze, che è la fisica, si è maggiormente concentrata su problemi che riguardano l'interazione delle nostre idee nei due campi della scienza e della religione, come l'origine dell'universo, la cosmologia, la natura della materia e delle leggi fisiche. La cosmologia ha recentemente focalizzato la sua attenzione su quanto sia speciale il nostro universo e su quanto siano particolari le leggi della scienza richieste affinché possa esistere la vita. Perché esiste un universo così improbabile?

Essendo così arduo e intenso il nostro sforzo di imparare e capire di più, potremmo chiederci dove ci porterà tutto questo, e quanto cambieranno i nostri attuali concetti e le nostre attuali comprensioni della realtà? Ritengo che la fisica ci fornisca una idea descrittiva di quale potrebbe essere la natura dei cambiamenti futuri.

La fisica classica, o newtoniana, ha ottenuto notevoli successi spiegando e predicendo molte cose, e facendolo in modo molto accurato e convincente. Ma non appena gli scienziati iniziarono ad osservare attentamente oggetti molto piccoli come gli atomi e le molecole, furono costretti a modificare le loro idee di fondo e scoprirono la “meccanica quantistica”.

Dal punto di vista filosofico, la meccanica quantistica e quella classica sono molto diverse. Sappiamo che il comportamento degli atomi e delle molecole può essere compreso solo da una meccanica, quella quantistica, così profondamente diversa dalla precedente. Ma la meccanica quantistica deve essere applicata anche ad oggetti più grandi, come pianeti, altri corpi macrscopici, o ai nostri stessi movimenti. La meccanica classica è in teoria completamente errata, ma essa era una buona approssimazione che spiega molto accuratamente il moto di qualsiasi cosa sia più grande degli atomi. Noi tuttora insegniamo e utilizziamo la meccanica classica, perché è un'ottima approssimazione della realtà ed è molto più facile da capire della meccanica quantistica, nonostante sia filosoficamente non corretta.

Quando la nostra comprensione delle cose si fa più profonda, possono le nostre visioni della scienza, ma anche della religione, venire rivoluzionate, analogamente a quanto accaduto a proposito della meccanica quantistica? Ritengo di sì. Dobbiamo essere mentalmente aperti ed evitare idee decisamente irrigidite, tanto nella scienza come nella religione. Eppure, nonostante le nostre idee siano destinate con il futuro a cambiare, ritengo che, come per la meccanica classica, la nostra attuale conoscenza possa essere un'approssimazione buona e utile, per quanto rivoluzionarie e profonde possano essere le nuove visioni che acquisiremo.

Soprattutto, credo che dobbiamo lavorare intensamente per comprendere, per quanto ci è possibile, sia come funzioni il nostro universo, sia il suo significato, e vivere basandoci per ora sulla miglior comprensione che possiamo avere di ciò. Spero che, in futuro, la comprensione che noi esseri umani possiamo avere delle cose cresca in profondità, e che questo giunga a cambiare le nostre attuali visioni. E come la meccanica classica funziona ogggi ancora bene, così mi aspetto che le nostre idee e i nostri principi attuali mantengano una loro validità, utile e funzionale.

   

Fonte: The Wall Street Journal , 11 marzo 2005, trad. it. di Andrea Bonchi.

Charles H. Townes (n. 1915) è stato Nobel per la Fisica nel 1964 per l'invenzione del laser.