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Il Logos come musico: la metafora della creazione come un coro sinfonico

Atanasio di Alessandria
373
Contro i pagani, 42-44
 

Riprendendo una metafora di origine greco-platonica, ma recuperandola nell’orizzonte della visione cristiana della creazione, Atanasio descrive il ruolo esemplare del Verbo nell’origine del creato, come fondamento e principio dell’unità sinfonica formata dal coro delle creature.

È lui, il Verbo santo del Padre, onnipotente ed assolutamente perfetto, che si estende su tutte le cose ed ovunque infonde la sua potenza, che illumina tutte le cose, visibili ed invisibili, contenendole e riunendole in lui. Egli non ne lascia alcuna al di fuori della sua potenza, ma vivifica e guarda tutte le cose, ciascuna isolatamente e tutto l'universo insieme. Egli mescola i principi di tutta la sostanza sensibile, il caldo e il freddo, l'umido e il secco, per farne un solo essere; egli impedisce loro di contrastarsi reciprocamente, facendone un accordo armonioso. Grazie a lui ed alla sua presenza, il fuoco non lotta contro il freddo, né l'umido contro il secco; al contrario, elementi di per sé stessi opposti, si riuniscono come amici e fratelli, donano la vita agli esseri visibili e sono per tutti i corpi i principi dell'esistenza.

L'obbedienza a questo Dio Verbo dona la vita agli esseri terrestri e riunisce quelli che sono nei cieli. Per lui il mare tutt'intero ed il grande oceano contengono i loro movimenti nei limiti che sono stati ad essi assegnati e la terra intera, come si è detto, si ricopre d'una chioma verdeggiante di diverse piante di tutte le specie. E per non attardarmi a nominare ciascuno degli esseri visibili, non c'è nulla di ciò che esiste e nasce che non nasca e non sussista in lui, come ha affermato il Teologo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per lui e senza di lui niente è stato fatto Gv 1, 1-3).

Come un musico che accorda la sua lira ed avvicina abilmente i suoni gravi delle note acute ed i medi delle altre, per eseguire una sola melodia, allo stesso modo la saggezza di Dio, tenendo l'universo come una lira, avvicina gli esseri che sono nell'aria a quelli che sono sulla terra e quelli che sono nei cieli a quelli che sono nell'acqua; adattando l'insieme alle parti e tutto guidando attraverso il suo comando e la sua volontà, egli produce nella bellezza e nell'armonia un mondo unico ed un solo ordine del mondo; lui stesso resta immobile presso il Padre, muovendo tutte le cose per mezzo dell'ordine che viene da lui, secondo ciò che piace al Padre suo.

Ciò che è ammirevole della sua divinità è che con un solo e medesimo comandamento, egli guida tutte le cose nello stesso tempo, e non per intervalli, ma tutte insieme, quelle che vanno secondo un movimento rettilineo e quelle che si muovono in tondo, quelle in alto, quelle in mezzo, quelle in basso, le cose umide, le fredde, le calde, le visibili e le invisibili, egli le mette in ordine, ciascuna secondo la sua natura. Nello stesso tempo e con il medesimo comandamento che da lui proviene, ciò che è diritto, si muove rettilineamente; ciò che è rotondo, si muove in circolo; ciò che costituisce una via di mezzo fra i primi due, si muove anch'esso secondo la propria natura; il caldo riscalda ed il secco dissecca; tutti gli esseri, secondo la loro natura, da lui ricevono vita e sussistenza, mentr'egli realizza così un'armonia mirabile e veramente divina.

Per far comprendere con un esempio una realtà così grandiosa, rappresentiamo tutto ciò che abbiamo appena descritto con l'immagine d'un grande coro. Esso è composto da differenti esecutori, uomini, bambini, donne e vecchi e giovani. Al segnale d'un solo direttore, ciascuno di essi canta secondo la sua natura e le sue capacità: l'uomo con una voce d'uomo, il bambino da bambino, il vecchio da vecchio, il giovane da giovane; e tutti eseguono la medesima armonia. Od ancora, valga come esempio la nostra anima che, nello stesso tempo, muove tutti i nostri sensi secondo la virtù di ciascuno e, in presenza d'uno stesso oggetto, li muove tutti assieme: l'occhio per vedere, l'orecchio per ascoltare, la mano per toccare, l'odorato per sentire, il gusto per gustare e sovente, anche gli altri membri del corpo, come i piedi ch'essa fa muovere per camminare. Od infine, per illustrare con un terzo esempio quanto abbiamo affermato, la realtà descritta rassomiglia alla vita di una città assai grande, amministrata personalmente dal capo o dal re che l'ha fondata. Quando costui è presente ed impartisce egli stesso le direttive, tenendo d'occhio ogni cosa, tutti obbediscono: gli uni se ne vanno ai campi, gli altri si affrettano per andare ad attingere l'acqua agli acquedotti; un altro se ne va a far la spesa, uno si mette in cammino verso il Senato, un altro verso l'assemblea; il giudice va a giudicare, l'arconte ad emanare leggi; l'artigiano si accinge al suo lavoro manuale, il marinaio va verso il mare, il carpentiere si dedica al suo mestiere, il medico va a curare i suoi malati, l'architetto si dirige verso le sue costruzioni. Uno se ne va ai campi, un altro ne torna adesso; alcuni circolano all'interno della città, altri ne escono per poi ritornarvi. Tutto ciò avviene e si svolge alla presenza d'un solo capo e sotto il suo governo. Per mediocre che possa essere il paragone citato si deve prenderlo in senso più largo e rendersi conto che le cose vanno allo stesso modo in tutta la creazione. Dietro l'unico impulso e comandamento del Dio Verbo, tutte le cose sono messe in ordine, ciascuna opera ciò che le è proprio e, nello stesso tempo, realizzano tutte assieme un medesimo ordine.

Così grazie alla potenza e alla volontà del Verbo divino, del Verbo del Padre, che comanda e dirige tutto, il cielo gira, gli astri si muovono, il sole brilla, la luna compie le sue evoluzioni, l'aria è illuminata dal sole, l'etere è riscaldato ed i venti soffiano. Le montagne si drizzano verso l'alto, il mare si gonfia e nutre gli esseri viventi che porta, la terra resta immobile e reca frutti, l'uomo nasce, vive e quando sopravviene la sua ora, muore. Tutti gli esseri, in una parola, sono dotati di vita e di movimento. Il fuoco riscalda, l'acqua raffredda, le sorgenti zampillano, i fiumi scorrono, i tempi e le stagioni si susseguono, le piogge cadono, le nuvole si riempiono, si forma la grandine, la neve ed il ghiaccio si irrigidiscono, gli uccelli volano, i serpenti strisciano, gli animali acquatici nuotano; si naviga sul mare, si semina la terra che porterà frutti a suo tempo; le piante crescono, alcune affatto giovani, altre in punto di morire; quando diventano adulte, cominciano ad appassire ed infine muoiono; alcune spariscono, altre nascono e riappaiono di nuovo.

Tutte queste cose, e molte altre ancora (tante ve ne sono che non possiamo descriverle tutte), è il Verbo di Dio, autore di questi miracoli e di queste meraviglie, fonte di luce e di vita, a metterle in movimento e ad ordinarle con la sua volontà, realizzando un unico cosmo. Egli non lascia estranee alla sua opera le potenze invisibili: anche queste, essendo il loro Creatore, egli abbraccia con tutto l'universo, conservandole e donando loro la vita grazie alla sua volontà e alla sua provvidenza.

Come la sua provvidenza fa crescere i corpi, dà movimento all'anima razionale, provvedendola di movimento e di vita (e tutto ciò non ha bisogno di grandi dimostrazioni, dal momento che vediamo noi stessi questi fenomeni), non diversamente è ancora una volta lui, il Verbo di Dio, che con un solo e semplice movimento della sua potenza, dà impulso al mondo visibile ed alle forze invisibili, conservandole e distribuendo loro il potere che è proprio a ciascuna di esse in maniera che gli esseri divini operino più divinamente e la realtà visibile si realizzi nel modo che noi stessi constatiamo. È lui che, in tutte le cose, essendo il capo ed il re e la sintesi di tutti gli esseri, tutto opera per la gloria e la conoscenza del Padre, ammaestrandoci attraverso le sue opere e dicendoci: La grandezza e la bellezza delle creature fanno conoscere per analogia il loro Creatore Sap 13, 5).

   

da Contro i pagani, 42-44, tr. it. di Mario Spinelli in La teologia dei Padri , Città Nuova, Roma 1981, vol. I, pp. 121-123.