Tu sei qui

Il corso della natura e l’intervento di Dio nei miracoli

Tommaso d´Aquino
1265-1274

Summa Theologiae, parte I, questione 105, articoli 6-8

Riproponiamo la lettura di tre brevi articoli della Summa theologiae, nei quali san Tommaso spiega, in un contesto comprensibile anche all’uomo di scienza moderno, in qual modo l’azione di Dio realizza i miracoli, e quale sia il ruolo delle leggi e dei fenomeni naturali per distinguere cosa appartiene alla natura e cosa la trascende.

Articolo 6
Se Dio non possa compiere qualche cosa fuori dall’ordine stabilito nel creato

 

Sembra che Dio non possa compiere nulla fuori dell’ordine stabilito nel creato. Infatti:

1. Dice S. Agostino: «Dio, fondatore e creatore di tutte le nature, non fa niente contro la natura». Ora, ciò che è al di fuori dell’ordine stabilito naturalmente nel creato, sembra essere contro la natura. Dunque Dio non può far nulla fuori dell’ordine stabilito nel creato.

2. L’ordine di natura procede da Dio come l’ordine di giustizia. Ma Dio non può far nulla fuori dall’ordine della giustizia: perché, nel caso, commetterebbe ingiustizia. Quindi neppure può fare qualche cosa fuori dell’ordine della natura.

3. L’ordine della natura l’ha stabilito Dio. Ora, se Dio facesse qualche cosa fuori di quest’ordine, egli si mostrerebbe mutabile. E ciò è inammissibile.

In contrario: S. Agostino insegna che «Dio talvolta opera contro il consueto corso della natura».

Rispondo: Ogni causa determina un certo ordine nei suoi effetti: poiché ogni causa ha ragione di principio. Perciò, ci saranno tanti ordini, quante sono le cause: e un ordine sarà contenuto nell’altro, come una causa è all’altra subordinata. Per conseguenza, una causa superiore non rientra nell’ordine di una causa inferiore, ma accadrà invece il contrario. E di ciò abbiamo un esempio evidente nei rapporti umani: infatti dal capo di famiglia dipende l’ordinamento della casa, questo è contenuto sotto l’ordinamento della città che dipende dal governatore, che a sua volta ricade sotto l’ordine del re, dal quale deriva l’ordinamento di tutto il regno.

Se si considera perciò l’ordine delle cose in quanto dipende dalla prima causa, allora Dio non può far nulla fuori di esso: poiché, se così agisse, andrebbe contro la sua prescienza, volontà e bontà. – Se si considera invece l’ordine delle cose come dipendente da una qualsiasi causa seconda, allora Dio può operare fuori dell’ordine stabilito. Perché non lui è soggetto all’ordine delle cause seconde, ma tale ordine è a lui soggetto, essendo derivato da lui non per necessità di natura, ma per libera volontà: Dio infatti avrebbe potuto benissimo stabilire anche un altro ordine del creato. Per conseguenza egli può operare, quando vuole, fuori di esso, o producendo gli effetti delle cause seconde senza di esse, o producendone altri che sorpassano le loro capacità. In questo senso S. Agostino scrive che «Dio opera contro il consueto corso della natura; ma non fa assolutamente niente contro la legge suprema, come non fa niente contro se stesso».

Soluzione delle difficoltà:

1.Un fatto può verificarsi nelle cose fuori dalla loro natura in due modi. Primo, per opera di una causa dalla quale non dipende l’inclinazione naturale dell’essere sul quale agisce, come quando un uomo spinge verso l’alto un corpo grave, che da altre cause ha ricevuto l’inclinazione verso il basso: e allora abbiamo un fatto contro natura. Secondo, per influsso della causa da cui dipende l’azione naturale della cosa. E in questo caso il fatto non è contro natura: come appare chiaramente nel flusso e riflusso del mare, movimento, che, sebbene sia estraneo all’inclinazione dell’acqua, cui è connaturale il muoversi verso il basso, non si può dire affatto contro natura; perché esso proviene dall’influsso di un corpo celeste, dal quale dipende l’inclinazione naturale dei corpi inferiori. – Ora, siccome l’ordine naturale è stato posto da Dio nelle cose, quello che egli opera fuori di quest’ordine non è contro natura. «Per ogni essere» dice perciò S. Agostino «è naturale tutto ciò che è fatto da colui dal quale deriva ogni specie, numero e ordine della natura».

2. L’ordine di giustizia dice [immediata] relazione alla causa prima, che è la regola di ogni giustizia. Perciò Dio non può fare niente contro tale ordine.

3. Dio ha impresso un ordine stabile nelle creature, in modo però da riservarsi una motivata libertà di agire altrimenti. Egli perciò non muta quando opera qualche cosa al di fuori di esso.

 

Articolo 7
Se tutte le opere compiute da Dio fuori dell’ordine naturale siano miracoli

 

Sembra che non tutte le opere, compiute da Dio fuori dell’ordine naturale delle cose, siano miracoli, infatti:

1. La creazione del mondo, e quella delle anime, come la giustificazione del peccatore, sono opere compiute da Dio al di fuori dell’ordine naturale: poiché non vi è, in esse, intervento di cause naturali. E tuttavia non sono chiamate miracoli. Quindi non tutte le opere compiute da Dio fuori dell’ordine naturale sono miracoli.

2. Si dice miracolo «un fatto arduo e insolito che si verifica oltre le forze della natura e oltre l’aspettativa o speranza degli uomini, e che genera, perciò meraviglia». Ora vi sono dei fatti che escono sì dall’ordine della natura, ma che non sono affatto ardui: perché avvengono in cose minime, come il rifiorimento delle gemme, o la guarigione dei malati. – E neppure sono insoliti: perché avvengono con frequenza, come accadeva con i malati che venivano collocati nelle piazze per essere risanati dall’ombra di Pietro. – Non superano le forze della natura: come le guarigioni delle febbri. – E neppure superano l’aspettativa: tutti, p. es., speriamo nella resurrezione dei morti, sebbene debba avvenire fuori dell’ordine della natura. Quindi non tutti i fatti che superano l’ordine della natura sono miracoli.

3. La parola miracolo deriva da meraviglia. Ora la meraviglia deriva da fatti sensibili. Invece talvolta capitano dei fatti che, pur accadendo al di fuori dell’ordine della natura, non sono tuttavia sensibili: come quando gli Apostoli divennero dotti all’istante, senza studio e senza insegnamento. Dunque non tutti i fatti che sorpassano i limiti delle forze naturali, sono miracoli.

In contrario: Afferma S. Agostino che «quando Dio opera contro il corso consueto della natura a noi noto, i fatti così prodotti vengono chiamati fatti sorprendenti o meraviglie».

Rispondo: La parola miracolo deriva da meraviglia. E la meraviglia sorge dinanzi a tre effetti evidenti, le cui cause rimangono occulte; così capita di meravigliarsi a chi vede un’eclisse di sole e ne ignora la causa, come fa osservare Aristotele. Può darsi però che la causa di un fatto sia nota a qualcuno, pur rimanendo occulta per altri. Allora il fatto può riuscire meraviglioso per alcuni, ma non per tutti; appunto come di un’eclisse di sole resta meravigliato l’ignorante, ma non l’astronomo. Il miracolo è, invece, un fatto totalmente meraviglioso, perché ha una causa veramente occulta per tutti. E tale causa è Dio. Perciò le opere compiute da Dio, fuori dell’ordine delle cause da noi conosciute, si chiamano miracoli.

Soluzione delle difficoltà:

1. Sebbene la creazione e la giustificazione del peccatore siano opere compiute da Dio soltanto, tuttavia a rigore di termini, non si chiamano miracoli. Esse infatti per natura non possono avere altre cause; quindi non avvengono mai fuori dell’ordine della natura, appunto perché non vi appartengono.

2. Il miracolo si dice arduo, non per l’importanza della cosa in cui avviene, ma perché supera le forze della natura. – Si dice insolito, non perché non avvenga di frequente, ma perché è fuori del consueto ordine di natura. – Si dice inoltre che un’opera sorpassa le forze della natura, non soltanto per la sostanza del fatto; ma anche per il modo e l’ordine della sua produzione. – Si dice poi che il miracolo supera la speranza, ma quella della natura, non quella della grazia; perché questa scaturisce dalla fede, per la quale noi crediamo nella futura risurrezione.

3. Sebbene la scienza degli Apostoli non fosse così evidente in se stessa, lo era tuttavia nei suoi effetti, mediante i quali destava meraviglia.

 

Articolo 8
Se i miracoli siano uno maggiore dell’altro

 

Sembra che i miracoli siano uno maggiore dell’altro. Infatti:

1. Scrive S. Agostino: «Nel portento tutta la ragione del fatto è la potenza di chi lo compie». Ora i miracoli si devono tutti alla sola potenza di Dio. Perciò non v’è gradazione tra essi.

2. La potenza di Dio è infinita. Ma l’infinito supera tutto ciò che è finito senza misura. Quindi non v’è ragione di ammirare un effetto più di un altro. Dunque un miracolo non è maggiore di un altro.

In contrario: Parlando il Signore delle opere miracolose dice: «Anch’egli [chi crede in me] farà le opere che faccio io, anzi ne farà anche di maggiori».

Rispondo: In rapporto alla potenza divina, niente può chiamarsi miracolo: poiché, in rapporto alla potenza divina, ogni fatto non è che minima cosa, secondo quel detto di Isaia: «Ecco che la nazioni sono come la goccia d’una secchia e contano quanto un pulviscolo nella bilancia». Ma un fatto viene detto miracolo in rapporto alle capacità della natura che esso supera. E si dice maggiore di un altro, a seconda del grado in cui supera le capacità della natura.

Ora un fatto può superare le forze della natura in tre modi. Primo, nella sostanza stessa del fatto, che la natura non può assolutamente compiere: fare, p. es., che due corpi occupino uno stesso luogo nello stesso tempo, o che il sole torni indietro nella sua corsa, o che il corpo umano diventi glorioso. E tali fatti tengono il primo posto tra i miracoli. – Secondo, un fatto può superare le forze della natura, non per la cosa prodotta, ma per il soggetto in cui viene prodotta: come, p. es., la risurrezione dei morti, la guarigione dei ciechi, e simili. Infatti la natura può causare la vita, ma non in un cadavere; può dare la vista, ma non a un cieco. E questi fatti occupano il secondo posto tra i miracoli. – Terzo, un fatto può superare le forze della natura [soltanto] per il modo e per il procedimento con cui è prodotto: quando, p. es., uno guarisce istantaneamente dalla febbre per virtù divina, senza cure e fuori dal decorso normale della malattia in casi simili; oppure quando l’atmosfera, con tempo sereno, si addensi e precipiti in piogge all’istante, per sola virtù divina e senza intervento di cause naturali, come avvenne alle preghiere di Samuele e di Elia. Fatti di questo genere occupano l’ultimo posto tra i miracoli. – Tuttavia, ciascuna di queste serie di miracoli ammette diversi gradi, a seconda del grado diverso in cui vengono superate le forze della natura.

E così si è risposto anche alle difficoltà, che considerano il miracolo solo da parte della potenza divina.


Nota del traduttore: Possiamo riassumere brevemente, elencando tre generi di miracoli: a) miracoli quoad substantiam facti; b) miracoli quoad subjectum; c) Miracoli quoad modum tantum. – Nel De Potentia (q. 6, a. 2, ad 3um) s. Tommaso li classifica con una terminologia completamente diversa: chiama quelli della prima serie miracoli supra naturam; quelli della seconda miracoli contra naturam; e quelli della terza miracoli praeter naturam. Ma la sostanza della dottrina è la stessa.

La Somma Teologica, I, q. 105, trad. it. a cura dei Domenicani italiani, edizione Adriano Salani, Città di Castello 1963, vol. VII: “Il governo del mondo”, pp. 74-81.