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La illiceità della divinazione e dell’astrologia

Tommaso d´Aquino
1265-1274

Summa Theologiae, parte II-II, questione 95, articolo 5

In quest’articolo tratto dalla parte morale della Summa Theologiae, Tommaso mette in luce come la divinazione derivi da opinioni false e menzognere. Egli cerca di smascherarne l’influenza ricorrendo ad esempi di carattere scientifico, mostrando così un interessante utilizzo delle scienze come corpo di conoscenze che può purificare la religione dall’idolatria.

Articolo 5: Se la divinazione fondata sull'astrologia sia illecita.

 

Sembra che la divinazione che si fonda sull'astrologia non sia illecita. Infatti:

1. È cosa lecita predire gli effetti dall'osservazione delle loro cause: i medici, p. es., dall'andamento della malattia predicono così la morte. Ma i corpi celesti sono le cause di quanto avviene in questo mondo, come lo stesso Dionigi insegna. Dunque la divinazione che si fonda sull'astrologia non è illecita.

2. La scienza umana deriva dall'esperienza, come dimostra il Filosofo. Ma alcuni riscontrarono con molte esperienze che certe cose future si possono conoscere dall'osservazione degli astri. Perciò non è illecito praticare queste divinazioni.

3. Si dice che la divinazione è illecita perchè si fonda su un accordo col demonio. Ma nella divinazione fatta mediante gli astri questo è escluso, limitandosi essa a considerare la disposizione di certe creature. Quindi questo tipo di divinazione non è illecito.

In contrario: S. Agostino racconta: «Non cessavo di consultare quel genere d'impostori, che chiamano astrologi; perchè costoro non facevano in certo modo uso di nessun sacrificio, nè indirizzavano preghiere a spirito veruno per indovinare. Il che, tuttavia, la vera e cristiana pietà logicamente respinge e condanna».

RISPONDO: Come sopra abbiamo notato, nella divinazione che deriva da opinioni false e menzognere si intromette l'operazione del demonio, per irretire le anime nella menzogna e nell'errore. Ora, uno accetta opinioni false e menzognere, se pretende di conoscere dall'osservazione degli astri cose future che in tal modo non si possono prevedere. Perciò bisogna stabilire quali siano le cose future che è possibile prevedere dall'osservazione dei corpi celesti. Ora è evidente che è possibile prevedere così certi fenomeni che avvengono per necessità causale: gli astronomi, p. es., prevedono in questo modo le eclissi future. Però sulla previsione del futuro dall'osservazione degli astri molte sono state le opinioni. Infatti ci furono alcuni i quali dissero che le stelle non producono ma piuttosto significano, o indicano gli eventi previsti dall'osservazione di esse. — Ma questa tesi è insostenibile. Perchè un segno materiale, o è effetto di ciò che indica, come il fumo indica il fuoco dal quale è prodotto; oppure deriva con esso da una medesima causa, cosicché mentre indica la causa indirettamente indica pure l'effetto: così l'arcobaleno talora indica il sereno perchè la causa di esso è la causa stessa della serenità. Ora, non si può dire che la posizione e i moti dei corpi celesti siano effetti degli eventi futuri. E neppure si possono ricollegare a una causa superiore comune di ordine materiale. Possono però risalire a quell'unica causa comune che è la provvidenza divina: ma quest'ultima dispone i moti e la posizione degli eventi futuri contingenti. Perchè gli astri sono disposti con criteri di necessità, dovendo comportarsi sempre allo stesso modo, i futuri contingenti seguono criteri di contingenza, in modo da capitare in diverse maniere.

Perciò, dall'osservazione degli astri, non è possibile desumere altra previsione degli eventi futuri, all'infuori di quella che consiste nel prevedere gli effetti dalle loro cause. Ma alla causalità dei corpi celesti sfuggono due serie di effetti. Primo, tutti i fatti che avvengono per accidens, sia negli avvenimenti umani, che nei fenomeni naturali. Poichè, come spiega Aristotele, ciò che è per accidensnon ha causa: specialmente se s'intende una causa naturale, qual'è appunto la virtù dei corpi celesti. Infatti ciò che avviene per accidens propriamente non ha nè entità nè unità: che mentre cade una pietra, p. es., capiti un terremoto; oppure che un uomo nello scavare un sepolcro trovi un tesoro; e altre cose del genere sono fatti che non hanno connessione o unità, ma di suo rimangono cose sconnesse e molteplici. Invece la natura termina sempre a un'unità: come parte da un principio unitario che è la forma dell'essere fisico che agisce.

Secondo, alla causalità dei corpi celesti sfuggono gli atti del libero arbitrio, che è «facoltà della volontà e della ragione». Infatti l'intelletto, o ragione, non è corpo, nè atto di organo corporeo, e quindi neppure è tale la volontà, che è insita nella ragione, come il Filosofo dichiara. Ora, nessun corpo può agire su una realtà in-corporea. Perciò è impossibile che i corpi celesti direttamente agiscano sull'intelletto e sulla volontà: ciò infatti equivarrebbe a negare la differenza tra l'intelletto e i sensi; cosa che Aristotele rimprovera a coloro i quali affermavano che «tale è negli uomini il volere, quale ogni giorno lo dà il Padre degli uomini e degli dèi», cioè il sole, o il cielo. Dunque i corpi celesti non possono essere la causa diretta degli atti del libero arbitrio. — Tuttavia essi possono inclinare ad agire in dato senso come predisposizioni: perchè influiscono sul corpo umano, e quindi sulle facoltà sensitive, che, attuandosi in organi corporei, influiscono come inclinazioni sugli atti umani. Siccome però le potenze sensitive ubbidiscono alla ragione, come il Filosofo insegna, questa inclinazione non impone nessuna necessità al libero arbitrio, ma l'uomo può agire contro l'inclinazione dei corpi celesti.

Se uno quindi si serve dell'osservazione degli astri per prevedere il futuro casuale e fortuito, oppure per predire con certezza gli avvenimenti umani, ciò si deve a un'opinione falsa e menzognera.

E allora interviene l'opera del demonio. Perciò tale divinazione è superstiziosa e illecita. — Se uno invece si serve dell'osservazione degli astri per prevedere fenomeni che son causati dai corpi celesti, quali la siccità, la pioggia, e simili, allora la sua divinazione non è nè illecita nè superstiziosa.

Soluzione delle difficoltà:

1. È così risolta anche la prima difficoltà.

2. Il fatto che gli astrologi spesso predicono il vero si può spiegare in due modi. Primo, perchè la massa degli uomini segue le passioni corporali, e quindi i loro atti per lo più seguono l'inclinazione dei corpi celesti: mentre son pochi, e cioè i savi soltanto, che pensano a governare con la ragione codeste inclinazioni. Ecco perchè gli astrologi in molti casi predicono il vero: e specialmente a proposito degli avvenimenti pubblici, che dipendono dalla massa.

Secondo, con l'intervento diabolico. Afferma infatti S. Agostino: «Bisogna riconoscere che quando gli astrologi dicono il vero, ciò avviene sotto una ispirazione occultissima, che le anime umane subiscono senza saperlo. E siccome ciò avviene allo scopo d'ingannare gli uomini, è opera di spiriti immondi e seduttori, ai quali è permesso di conoscere alcuni dati veri sulle cose temporali». E quindi conclude: «Per questo il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che da empi esercitano l'arte divinatoria, specialmente se predicono il vero: affinchè la sua anima non venga irretita da essi mediante il commercio con i demoni, in un'intesa con questi».

3. E così risolta anche la terza difficoltà.

La Somma Teologica, II-II, q. 95, trad. it. a cura dei Domenicani italiani, edizione Adriano Salani, Città di Castello 1963, vol. XVIII: “La virtù di religione”, pp. 320-325.