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L'ascesa al Primo Motore attraverso l'analisi del moto

Aristotele di Stagira
347-322 a.C.

Metafisica, XII, 7-9

La Metafisica è in realtà “filosofia prima” perché tratta delle cose intelligibili per sé. Centrale nel libro λ della Metafisica è la trattazione del Primo Motore immobile in grado di imprimere il moto agli altri cieli senza alcun contatto, ma come oggetto d’amore, cioè come fine in sé; il primo cielo, che a sua volta muove tutti gli altri cieli, è in realtà oggetto d’amore, di desiderio, di comprensione. Così, il primo oggetto di desiderio ed il primo oggetto di intellezione vengono a coincidere, proprio perché nulla può essere desiderato senza essere conosciuto, e costituiscono la “sostanza prima”, sostanza semplice e in atto. L’essenza stessa del Primo Motore è quella di essere “pensiero di pensiero”.

7. [Natura e perfezione della sostanza soprasensibile]

[...] C’è qualcosa che sempre si muove di moto continuo, e questo  il moto circolare (e ciò è evidente non solo col ragionamento ma anche come dato di fatto); cosicchè, il primo cielo deve essere eterno. Pertanto, c’è anche qualcosa che muove. E poichè ciò che è mosso e muove è un termine intermedio , deve esserci, per conseguenza, qualcosa che muova senza essere mosso e che sia sostanza eterna ed atto. E in questo modo muovono l’oggetto del desiderio e dell’intelligenza: muovono senza essere mossi. Ora, l’oggetto primo del desiderio e l’oggetto primo dell’intelligenza coincidono: infatti oggetto del desiderio è ciò che appare a noi bello e oggetto primo della volontà razionale è ciò che è oggettivamente bello: e noi desideriamo qualcosa perchè lo crediamo bello, e non, viceversa, lo crediamo bello perchè lo desideriamo; infatti, è il pensiero il principio della volontà razionale. E l’intelletto è mosso dall’intelligibile, e la serie positiva degli opposti è per se stessa intelligibile; e in questa serie la sostanza ha il primo posto, e, ulteriormente, nell’ambito della sostanza, ha il primo posto la sostanza che è semplice ed è in atto (l’uno e il semplice non sono la stessa cosa: l’unità significa una misura, invece la semplicità significa il modo di essere della cosa); ora, anche il bello e ciò che è per sé desiderabile sono nella medesima serie, e ciò che vien primo nella serie è sempre l’ottimo o ciò che equivale all’ottimo. [1072a 20 – 1072b 2]

[...] Dunque (il primo motore) muove come ciò che è amato, mentre tutte le altre cose muovono essendo mosse.

Ora, se qualcosa si muove, può anche essere diverso da come è. Pertanto, il primo movimento di traslazione, anche se è in atto, può tuttavia essere diverso da come è, almeno in quanto è movimento: evidentemente, diverso secondo il luogo, anche se non secondo la sostanza. Ma, poichè esiste qualcosa che muove essendo, esso medesimo, immobile ed in atto, non può essere in modo diverso da come è in nessun senso. Il movimento di traslazione, infatti, è la prima forma di mutazione, e la prima forma di traslazione è quella circolare: e tale è il movimento che il primo motore produce. Dunque, questo è un essere che esiste di necessità; e in quanto esiste di necessità, esiste come Bene, e in questo modo è Principio. (Infatti, il “necessario” ha i seguenti significati: (a) ciò che si fa per costrizione contro l’inclinazione, (b) ciò senza cui non esiste il bene, e, infine, (c) ciò che non può assolutamente essere diverso da come è).

Da un tale Principio, dunque, dipendono il cielo e la natura. Ed il suo modo di vivere è il più eccellente: è quel modo di vivere che a noi è concesso solo per breve tempo. E in quello stato Egli è sempre. A noi questo è impossibile, ma a Lui non è impossibile, poiché l’atto del suo vivere è piacere. E anche per noi veglia, sensazione e conoscenza sono in sommo grado piacevoli, proprio perchè sono atto, e, in virtù di questi, anche speranze e ricordi.

Ora, il pensiero che è pensiero per sé, ha come oggetto ciò che è di per sé più eccellente, e il pensiero che è tale in massimo grado ha per oggetto ciò che è eccellente in massimo grado. L’intelligenza pensa se stessa, cogliendosi come intelligibile: infatti, essa diventa intelligibile intuendo e pensando sé, cosicché intelligenza e intelligibile coincidono. L’intelligenza è, infatti, ciò che è capace di cogliere l’intelligibile e la sostanza, ed è in atto quando li possiede. Pertanto, più ancora che quelle capacità, è questo possesso ciò che di divino ha l’intelligenza; e l’attività contemplativa è ciò che c’è di più piacevole e di più eccellente.

Se, dunque, in questa felice condizione in cui noi ci troviamo talvolta, Dio si trova perennemente, è meraviglioso; e se Egli si trova in una condizione superiore, è ancor più meraviglioso. E in questa condizione Egli effettivamente si trova. Ed Egli è anche vita, perchè l’attività dell’intelligenza è vita, ed Egli è appunto quell’attività. E la sua attività, che sussiste di per sé, è vittima ottima ed eterna. Diciamo, infatti, che Dio è vivente, eterno e ottimo; cosicché a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna: questo, dunque, è Dio. [1072b 18 – 1072b 31]

[...] E’ evidente, dunque, da quello che è stato detto, che esiste una sostanza immobile, eterna e separata dalle cose sensibili. E risulta pure che questa sostanza non può avere alcuna grandezza, ma che è senza parti e indivisibile. (Essa muove, infatti, per un tempo infinito, e nulla di ciò che è finito possiede una potenza infinita; e, poichè ogni grandezza o è infinita o è finita, per la ragione che s’è detta, essa non può avere grandezza finita, ma nemmeno una grandezza infinita, perchè non esiste una grandezza infinita). Risulta, inoltre, che essa è impassibile e inalterabile: infatti, tutti gli altri movimenti sono posteriori al movimento locale. [1073a 5 – 1073a 20] [...]

   

8. [Dimostrazione dell’esistenza di una molteplicità di sostanze soprasensibili motrici delle sfere celesti e unicità di Dio e dell’universo]

[...] Il Principio e il primo degli esseri è immobile e assolutamente e relativamente, e produce il movimento primo, eterno ed uno. E poiché è necessario che ciò che è mosso sia mosso da qualcosa, e che il Motore primo sia essenzialmente immobile, e che il movimento eterno sia prodotto da un essere eterno e che il movimento che è unico sia prodotto da un essere unico; e poichè, d’altro canto, vediamo che accanto al movimento semplice del tutto - il quale diciamo prodotto dalla sostanza prima e immobile - ci sono anche altri movimenti di traslazione eterni, ossia quelli dei pianeti (infatti, eterno e continuo è il moto del corpo che si muove circolarmente; e, questo, è stato dimostrato nei libri di Fisica), è necessario che anche ciascuno di questi movimenti sia prodotto da una sostanza immobile ed eterna. Infatti, la natura degli astri è una sostanza eterna, e il Motore eterno è anteriore rispetto a ciò che è mosso, e ciò che è anteriore rispetto a una sostanza deve necessariamente essere esso stesso sostanza. Dunque, è evidente che ci dovranno necessariamente essere altrettante sostanze e che dovranno essere per loro natura eterne, essenzialmente immobili e senza grandezza, per le ragioni dette.

Dunque, che ci siano queste sostanze, e che, di queste, l’una venga prima e l’altra segua nello stesso ordine gerarchico dei movimenti degli astri, è evidente. [1073a 24 – 1073b 2]

[...] Se, infatti, tutto ciò che muove è in funzione di ciò che è mosso, e se ogni movimento è movimento di qualcosa che è mosso, non potrà esserci nessun movimento avente per fine se stesso o altro movimento, ma dovrà avere per fine gli astri. Se, in effetti, ci fosse un movimento avente per fine un altro movimento, questo dovrebbe avere, a sua volta, qualche altro fine; ma, poichè è impossibile andare all’infinito, il fine di ogni movimento dovrà essere qualcuno dei corpi divini che si muovono nel cielo.

Che, poi, il cielo sia uno solo, è evidente. Se, infatti, ci fossero molti cieli, come ci sono molti uomini, allora il Principio di ciascun cielo dovrebbe essere uno solo quanto alla forma, ma dovrebbe essere molteplice di numero. Ma tutte le cose che sono molteplici per numero hanno materia: infatti, la forma di una molteplicità è una e identica, come, per esempio, la forma dell’uomo, invece Socrate (e Callia non) sono uno di numero. Ora, l’essenza prima non ha materia, perchè è atto puro. Dunque, il Motore Primo e immobile è uno e per forma e per numero, e uno, pertanto, è anche ciò che da Lui è mosso sempre ed ininterrottamente. In conclusione, uno è il cielo e uno solo. [1074a 26 – 1074a 36] [...]

   

9. [Problemi concernenti l’intelligenza divina come pensiero di pensiero]

Per quanto concerne l’intelligenza, sorgono alcune difficoltà. Essa pare, infatti, la più divina delle cose che, come tali, a noi si manifestano; ma, il comprendere quale sia la sua condizione per essere tale, presenta alcune difficoltà.

Infatti, se non pensasse nulla, non potrebbe essere cosa divina, ma si troverebbe nella stessa condizione di chi dorme. E se pensa, ma questo suo pensare dipende da qualcosa di superiore a lei, ciò che costituisce la sua sostanza non sarà l’atto del pensare ma la potenza, e non potrà essere la sostanza più eccellente: dal pensare deriva, infatti, il suo pregio.

Inoltre, sia nell’ipotesi che la sua sostanza sia la capacità di intendere, sia nell’ipotesi che la sua sostanza sia l’atto dell’intendere, che cosa pensa? O pensa sé medesima, oppure qualcosa di diverso; e, se pensa qualcosa di diverso, o pensa sempre la medesima cosa, o qualcosa sempre diverso. Ma è o non è cosa ben differente il pensare ciò che è bello, oppure una cosa qualsiasi? O non è assurdo che essa pensi certune cose? E’ pertanto evidente che essa pensa ciò che è più divino e più degno di onore e che l’oggetto del suo pensare non muta: il mutamento, infatti, è sempre verso il peggio, e questo mutamento costituisce pur sempre una forma di movimento.

In primo luogo, dunque, se non è pensiero in atto ma in potenza, logicamente la continuità del pensare, per essa, costituirebbe una fatica. Inoltre, è evidente che qualcos’altro sarebbe più degno di onore che non l’Intelligenza: ossia l’Intelligibile. [1074b 15 – 1074b 30]

[...] Se, dunque, l’Intelligenza divina è ciò che c’è di più eccellente, pensa se stessa e il suo pensiero è pensiero di pensiero.

Tuttavia, sembra che la scienza, la sensazione, l’opinione e il ragionamento abbiano sempre come oggetto qualcosa di altro da sé, e che abbiano sé medesimi come oggetto solo di riflesso. Inoltre, se altro è il pensare e altro ciò che viene pensato, da quale dei due deriva all’Intelligenza la sua eccellenza? Infatti, l’essenza del pensare e l’essenza del pensato non coincidono. In realtà, in alcuni casi, la scienza stessa costituisce l’oggetto: nelle scienze poietiche, per esempio, l’oggetto è la sostanza immateriale e l’essenza, e nelle scienza teoretiche l’oggetto è dato dalla nozione e dal pensiero stesso. Dunque, non essendo diversi il pensiero e l’oggetto del pensiero, per queste cose che non hanno materia, coincideranno, e l’Intelligenza divina sarà una cosa sola con l’oggetto del suo pensare.

Resta ancora un problema: se ciò che è pensato dall’Intelligenza divina sia composto. In tal caso, infatti, l’Intelligenza divina muterebbe, passando da una all’altra delle parti che costituiscono l’insieme del suo oggetto di pensiero. Ed ecco la risposta al problema. Tutto ciò che non ha materia non ha parti. E così come l’intelligenza umana - l’intelligenza, almeno, che non pensa dei composti - si comporta in qualche momento (infatti, essa non ha il suo bene in questa o quella parte, ma ha il suo bene supremo in ciò che è un tutto indivisibile, il quale è qualcosa di diverso delle parti): ebbene, in questo stesso modo si comporta anche l’Intelligenza divina, pensando sé medesima per tutta l’eternità. [1074b 34 – 1075a 10]

    

da Aristotele, La Metafisica, Libro XII, 7-9; intr. e trad. a cura di Giovanni Reale, Rusconi Libri, Milano, 1999