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Per una scienza dalla mentalità aperta

Charles H. Townes
2006

Dichiarazione firmata da un gruppo di scienziati, fra cui B. d'Espagnat, F. Dyson e C. Townes 

La presente dichiarazione, pubblicata originariamente in francese su Le Monde, il 23 febbraio 2006, e firmata da 15 scienziati di diverse nazionalità che hanno partecipato ad attività promosse dall’Interdisciplinary University of Paris (UIP), contiene importanti riflessioni sui rapporti fra scienze, filosofia e religione. La scienza non può essere impiegata né in modo concordista per confermare la religione, né in modo ateista per negarla. Prendendo spunto dalla polemica fra le diverse prospettive del darwinismo e dell’Intelligent design, il Manifesto chiarisce la differenza fra i sostenitori dell’Intelligent design (fra i quali si annoverano non pochi creazionisti, ovvero propugnatori di una interpretazione letteralista della Bibbia) ed i sostenitori del fine tuning e delle sue implicazioni filosofiche, come queste vengono discusse nella cosmologia contemporeanea, all’interno di un dibattito di livello pienamente scientifico.

Se gli scienziati abbandonano la riflessione metafisica e spirituale, si isolano dalla società. Siamo un gruppo di scienziati delle più diverse formazioni scientifiche e culturali. Condividiamo l'opinione che le correnti di pensiero religiose o metafisiche non dovrebbero, a priori, interferire nella pratica ordinaria della scienza. Ad ogni modo, riteniamo che sia legittimo, in verità necessario, riflettere, a posteriori, sulle implicazioni metafisiche delle scoperte e teorie scientifiche. A dire il vero, mancare in questo vorrebbe dire isolare molti scienziati e la scienza stessa da una grande parte della società.

Si tratta di un dibattito che include le più diverse opinioni. Mentre, come è noto, da un lato Richard Dawkins ha dichiarato che dalla pubblicazione della Origine delle specie di Darwin è possibile vivere come un ateo perfettamente soddisfatto, Arthur Eddington, dall’altro, ha scritto che a partire dal 1926, anno della sintesi nella fisica quantistica, le persone intelligenti possono una buona volta credere di nuovo all’esistenza di Dio. Ma non mancano neppure biologi che affermano la compatibilità del darwinismo con il credere in un Creatore, e fisici per i quali la fisica quantistica non diminuisce in nessun modo la credibilità del materialismo.

La legittimità di questo dibattito, in Francia come negli Stati Uniti e in altri paesi, deve fare oggi i conti con due tipi di confusioni. Queste sono legate alla grande attenzione dei media per il cosiddetto movimento dell’Intelligent Design. Questo movimento supera i confini della scienza perché annovera numerosi creazionisti che negano alcuni dei principi fondamentali della scienza moderna. Inoltre il movimento ha in programma un’azione politica insana di modificare l’insegnamento della scienza nelle scuole americane.

La prima confusione è tra i creazionisti e coloro che accettano completamente la teoria dell’evoluzione, mentre allo stesso tempo formulano diverse ipotesi circa i suoi meccanismi, includendo la possibilità di fattori interni ai viventi. Il termine creazionista dovrebbe essere usato soltanto per descrivere le persone che negano un comune progenitore a tutte le principali forme di vita sulla Terra oppure coloro che negano che l’evoluzione ha condotto dalle forme di vita originaria fino agli esseri viventi attuali. Se non applichiamo questo rigore per l’uso di questi termini, tutti gli scienziati, ebrei, musulmani cristiani o sostenitori dell’esistenza di Dio, possono essere definiti creazionisti perché credono in un principio creatore. E così dovremmo qualificare anche la maggioranza dei fondatori della scienza moderna, includendo Newton, Galileo, e anche Cartesio. Si vede bene come questo modo di trattare le cose porti a un tremendo grado di confusione.

Incorrere nella seconda confusione è ancora più semplice perché riguarda l’uso del termine “design”. Ad esempio, bisogna distinguere tra coloro i quali dicono che il progresso in astrofisica non esclude l’idea filosofica che l’universo sia progettato (designed), da una parte, e il movimento dell’Intelligent Design, dall’altra. Nel 1999, l’American Association for the Advancement of Science (AAAS) una delle organizzazioni scientifiche più grandi del mondo sostenitrice della rivista Science, organizzò un Convegno di tre giorni, “Cosmic Questions”, che comprendeva un intero giorno dedicato al dibattito dal titolo “Is the Universe designed?”. Naturalmente, nessuno di coloro che sostengono il movimento dell’Intelligent Design partecipò a quell’incontro. Era un incontro tra astronomi professionisti. Questo campo d’indagine è nato in seno alla ricerca scientifica, dopo che negli anni ’80 si era scoperto che l’universo sembrava “messo a punto” (fine-tuned) per la comparsa della vita. La più lieve modifica delle costanti di natura dell’universo lo avrebbe reso incapace di sviluppare qualsiasi forma di complessità. Quest’area di ricerca, che comprende il Principio Antropico, ha dato origine a numerose pubblicazioni in riviste di pari livello. Per alcuni scienziati la messa a punto dell’universo dà una nuova possibilità alle ipotesi dell’esistenza di un Creatore (senza in alcun modo fornire una prova di questo). Altri hanno rifiutato veementemente questo tipo di ipotesi. Questo è piuttosto un buon esempio di dibattito sul significato metafisico e filosofico delle maggiori scoperte scientifiche. Questi generi di dibattiti hanno luogo nel contesto delle principali comunità accademiche e chi è coinvolto non dovrebbe essere scambiato erroneamente con chi nega le basi fondamentali della scienza come fanno invece i creazionisti.

È infine essenziale chiarire che accettare il materialismo metodologico, alla base del metodo usato nella maggior parte delle discipline scientifiche (sebbene agli occhi di molti dei suoi specialisti la fisica quantistica sia un’eccezione alla regola), non dovrebbe essere presentato come convalidante il materialismo filosofico.

Noi pertanto, vogliamo decisamente affermare che:

– Evocare l’esistenza di un movimento come quello dell’Intelligent Design per screditare alcuni scienziati che sostengono che le recenti scoperti scientifiche danno maggiore credibilità a filosofie non materialiste (sebbene senza pretesa di fornire prove razionali di ciò) vuol dire creare una confusione da considerare riprorevole.

– Accusare alcuni scienziati, come è accaduto recentemente in Francia, di prendere parte ad un campagna di “intrusione spirituale” nella scienza è immorale ed è contro la libertà di discutere sulle implicazioni filosofiche e metafisiche delle recenti scoperte scientifiche. È anche un esempio di diversità di metro di giudizio dal momento che le stesse persone non accusano Richard Dawkins di essersi coinvolto in “intrusioni materialistiche” nella scienza.

– Agire in questo modo è fare un cattivo servizio alla scienza. In un momento in cui i giovani mancano di motivazioni per intraprendere la carriera scientifica e in cui la scienza è soggetta a numerose critiche, spesso ingiuriose, o male informate, la scienza ha bisogno di essere più aperta possibile (tra le altre cose verso la questione del significato) e non dovrebbe isolarsi secondo modalità che sono caratteristiche dello scientismo.

– In Francia, l’Interdisciplinary University of Paris (UIP) alle cui attività noi tutti abbiamo preso parte, in questi 10 anni della sua esistenza ha portato tale dibattito nella sfera pubblica. L’UIP ha svolto quest’attività in modo rigoroso e aperto e riteniamo che un tale approccio sia da sostenere.

Noi speriamo, con questa dichiarazione comune, di aiutare l’opinione pubblica francese, e i media francesi in particolare, ad evitare le confusioni sopra citate; a interessarsi alla ricchezza dei dibattiti contemporanei sulle implicazioni filosofiche e metafisiche delle scoperte scientifiche del XX secolo; a rispettare tutti gli autori di questo dibattito purché basino le loro tesi su fatti accettati dall’intera comunità scientifica.

 

Jacques ARSAC, Computer Scientist, Academy of Sciences

Mario BEAUREGARD, Neurologo, all'Università di Montreal

Raymond CHIAO, Fisico, Professore all'Università di Berkeley

Freeman DYSON, Fisico, Professore all'Institute of Advanced Studies at Princeton

Bernard D'ESPAGNAT, Fisico, Academy of Moral and Political Sciences

Nidhal GUESSOUM, Astronomo, Professore all'American University of Sharjah

Stanley KLEIN, Fisico, Professore alla Berkeley University

Jean KOVALEVSKY, Astronomo, Membro della French Academy of Sciences

Dominique LAPLANE, Neurologo, Professore all'Università di Paris VI

Mario MOLINA, Premio Nobel per la Chimica, University di San Diego

Bill NEWSOME, Neurologo, Professore alla Stanford University

Pierre PERRIER, Computer scientist, French Academy of Sciences

Lothar SCHAFER,  Chimico Fisico, Professore all'Arkansas University

Charles TOWNES, Premio Nobel per la fisica, Università di Berkeley University

TRINH XUAN Thuan, Astronomo, Professore all'University of Virginia

pubblicato su Le Monde del 23 febbraio 2006