Tu sei qui

La divina Provvidenza e la libertà dell'uomo

Papa Giovanni Paolo II
21 maggio 1986

1. Provvidenza trascendente e immanente alle cose. 2. L’uomo, «la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa». 3. Dio guida l’uomo rispettandone la libertà. 4. Per portare a compimento nel mondo creato il Regno di Dio. 5. L’uomo, un essere che è fine per se stesso. 6. L’uomo scrive la propria storia. 7. La Provvidenza è un’eterna presenza nella storia dell’uomo. 8. Dio permette il peccato. 9. Dio ha previsto la via della riparazione.

 

1. Nel nostro cammino di approfondimento del mistero di Dio come Provvidenza, ci imbattiamo sovente in questa domanda: se Dio è presente e operante in tutto, come è possibile all'uomo essere libero? E soprattutto: che significato e quale compito ha la sua libertà? E quel frutto amaro del peccato che proviene da una libertà sbagliata, come va compreso alla luce della divina Provvidenza?

Riprendiamo la solenne affermazione del Vaticano I: «Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza "estendendosi da un confine all'altro con forza e governando con bontà ogni cosa" (cf. Sap 8,1). «Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi anche ciò che avrà luogo per libera iniziativa delle creature» [1] .

Il mistero della divina Provvidenza è profondamente iscritto in tutta l'opera della creazione. Come espressione dell'eterna sapienza di Dio, il piano della Provvidenza precede l'opera della creazione; come espressione della sua eterna potenza, vi presiede, la realizza e, in certo senso, si può dire che essa stessa si realizza in essa. E una provvidenza trascendente, ma al tempo stesso immanente alle cose, a tutte le cose. Ciò vale, secondo il testo del Concilio che abbiamo riletto, soprattutto in ordine alle creature dotate di intelligenza e di libera volontà.

2. Pur comprendendo «fortiter et suaviter» tutto il creato, la Provvidenza abbraccia in modo particolare le creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, le quali godono, a motivo della libertà loro concessa dal Creatore, «dell'autonomia degli esseri creati», nel senso inteso dal Concilio Vaticano II. Nell'ambito di queste creature devono annoverarsi gli esseri creati in una natura puramente spirituale, dei quali parleremo più avanti. Essi costituiscono il mondo invisibile. Nel mondo visibile, oggetto delle particolari attenzioni della divina Provvidenza è l'uomo, «il quale - come insegna il Concilio Vaticano II - in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa», e che proprio per questo «non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé» [2] .

3. Il fatto che il mondo visibile sia coronato dalla creazione dell'uomo, dischiude a noi prospettive completamente nuove sul mistero della divina Provvidenza. Lo rileva l'affermazione dogmatica del Concilio Vaticano I quando, sottolinea che agli occhi della sapienza e della scienza di Dio tutto rimane «scoperto», in un certo senso «nudo» anche ciò che la creatura razionale compie in forza della sua libertà: ciò che sarà il risultato di una scelta consapevole e di una libera decisione dell'uomo. Anche in rapporto a questa sfera, la Provvidenza divina conserva la sua superiore causalità creatrice e ordinatrice. E la trascendente superiorità della Sapienza che ama, e per amore agisce con potenza e soavità, ed è quindi Provvidenza che premurosamente e paternamente guida, sostiene, conduce al suo fine la propria creatura, così riccamente dotata, rispettandone la libertà.

4. In questo punto di incontro dell'eterno piano creativo di Dio con la libertà dell'uomo, si delinea senza dubbio un mistero tanto imperscrutabile quanto adorabile. Il mistero consiste nel rapporto intimo, ontologico prima che psicologico, tra l'azione divina e l'autodecisione umana. Noi sappiamo che questa libertà di decisione appartiene al dinamismo naturale della creatura razionale. Conosciamo pure per esperienza il fatto della libertà umana, autentica anche se ferita e debole. Quanto al suo rapporto con la causalità divina, è opportuno ricordare l'accento posto da san Tommaso d'Aquino sulla concezione della Provvidenza come espressione della divina Sapienza che ordina tutte le cose al fine in esse iscritto: «ratio ordinis rerum in finem», «l'ordinamento razionale delle cose verso il loro fine». Tutto ciò che Dio crea, riceve questa finalità - e diviene quindi oggetto della divina Provvidenza. Nell'uomo - creato a immagine di Dio - tutta la creazione visibile deve avvicinarsi a Dio, ritrovando la via del suo definitivo compimento. A questo pensiero già espresso, tra gli altri, da sant'Ireneo («Adversus haereses», 4,38), fa eco l'insegnamento del Concilio Vaticano II sullo sviluppo del mondo per opera dell'uomo. Il vero sviluppo - cioè il progresso - che l'uomo è chiamato a operare nel mondo, non deve avere solamente carattere «tecnico», ma soprattutto «etico», per portare a compimento nel mondo creato il regno di Dio [3] .

5. L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è l'unica creatura visibile che il Creatore ha «voluto per se stessa». Nel mondo, sottomesso alla trascendente sapienza e potenza di Dio, l'uomo, pur finalizzato a Dio, è però anche un essere che è fine per se stesso: possiede come persona una finalità propria (auto-teleologia), in forza della quale tende ad auto-realizzarsi. Arricchito di un dono che è anche un compito, l'uomo è avvolto nel mistero della divina Provvidenza. Leggiamo nel libro del Siracide: «Il Signore creò l'uomo dalla terra... / diede loro il dominio di quanto è sulla terra... / Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore / diede loro perché ragionassero. / Li riempi di dottrina e d'intelligenza / e indicò loro anche il bene e il male. / Pose lo sguardo nei loro cuori / per mostrar loro la grandezza delle sue opere... Inoltre pose davanti a loro la scienza / e diede loro in eredità la legge della vita...» (Sir 17,1-2,5-7.9).

6. Dotato di un tale equipaggiamento «esistenziale», l'uomo parte per il suo viaggio nel mondo. Comincia a scrivere la propria storia. La Provvidenza divina lo accompagna per tutto il cammino. Leggiamo ancora nel libro del Siracide: «Le loro vie sono sempre davanti a lui, / non restano nascoste ai suoi occhi... / Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, / i suoi occhi osservano sempre la loro condotta» (Sir 17,13.15).

Il salmista dà a questa medesima verità un'espressione toccante: «Se prendo le ali dell'aurora / per abitare all'estremità del mare, / anche là mi guida la tua mano / e mi afferra la tua destra... / Tu mi conosci fino in fondo. / Non ti erano nascoste le mie ossa...» (Sal 139,9-10.14c-15a).

7. La Provvidenza divina si fa dunque presente nella storia dell'uomo, nella storia del suo pensiero e della sua libertà, nella storia dei cuori e delle coscienze. Nell'uomo e con l'uomo l'azione della Provvidenza acquista una dimensione «storica», nel senso che segue il ritmo e si adatta alle leggi di sviluppo della natura umana, pur permanendo immutata e immutabile nella sovrana trascendenza del suo essere indipendente. La Provvidenza è un'eterna Presenza nella storia dell'uomo: dei singoli e delle comunità. La storia delle nazioni e dell'intero genere umano si svolge sotto l'«occhio» di Dio e sotto la sua azione onnipotente. Se tutto ciò che è stato creato è «custodito» e governato dalla Provvidenza, l'autorità di Dio, piena di sollecitudine paterna, comporta, nei riguardi degli esseri razionali e liberi, il pieno rispetto della libertà, che è nel mondo creato espressione dell'immagine e della somiglianza con lo stesso Essere divino, con la stessa Libertà divina.

8. Il rispetto della libertà creata è tanto essenziale che Dio permette nella sua Provvidenza anche il peccato dell'uomo (e dell'angelo). La creatura razionale, eccelsa fra tutte ma pur sempre limitata e imperfetta, può far cattivo uso della propria libertà, la può usare contro Dio, suo Creatore. E un tema tormentoso per la mente umana, sul quale il libro del Siracide già riflette con parole molto profonde: «Egli [Dio] da principio creò l'uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere. / Se vuoi, osserverai i comandamenti; / l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. / Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; / là dove vuoi stenderai la tua mano. / Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; / a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. / Grande infatti è la sapienza del Signore, / egli è onnipotente e vede tutto. / I suoi occhi su coloro che lo temono, / egli conosce ogni azione degli uomini. / Egli non ha comandato a nessuno di essere empio / e non ha dato a nessuno il permesso di peccare» (Sir 15,14-20).

9. «Il peccato, chi lo potrà mai spiegare?» si domanda il salmista (cf. Sal 19,13). Eppure anche su questo inaudito rifiuto dell'uomo la Provvidenza di Dio porta la sua luce, perché impariamo a non commetterlo.

Nel mondo in cui l'uomo è stato creato come essere razionale e libero, il peccato non solo era possibile, ma si è dimostrato anche un fatto reale «sin dall'inizio». Il peccato è opposizione radicale a Dio, è ciò che Dio decisamente e assolutamente non vuole. Egli lo ha tuttavia permesso creando gli esseri liberi, creando l'uomo. Ha permesso il peccato che è conseguenza del cattivo uso della libertà creata. Da questo fatto, conosciuto dalla rivelazione e sperimentato nelle sue conseguenze, noi possiamo dedurre che, agli occhi della trascendente sapienza di Dio, nella prospettiva della finalità di tutta la creazione - era più importante che nel mondo creato vi fosse la libertà, anche col rischio di un suo cattivo impiego, piuttosto che privarne il mondo per escludere in radice la possibilità del peccato.

Dio provvidente, tuttavia, se ha da una parte permesso il peccato, dall'altra, con amorevole sollecitudine di Padre, ha previsto da sempre la via della riparazione, della redenzione, della giustificazione e della salvezza mediante l'Amore. La libertà infatti è ordinata all'amore: senza libertà non vi può essere amore. E nella lotta tra il bene e il male, tra il peccato e la redenzione, l'ultima parola spetterà all'amore.

 

___________________________

[1] Denzinger-Schönmetzer, 3003.

[2] cf. «Gaudium et spes», 36.24.

[3] cf. «Gaudium et spes», 35.43.57.62.