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Rileggendo la Riforma Gelmini: come promuovere il realismo filosofico a scuola?

Settembre 2014
Danilo Saccoccioni
SISRI fellow member, Docente di Matematica e Fisica presso il Liceo Scientifico “Villa Sora” di Frascati

A quattro anni dalla sua entrata in vigore (2010), dopo aver fatto molto discutere, la Riforma Gelmini (Quadro completo della Riforma 2010, con relativi documenti ministeriali) della scuola secondaria merita alcune riflessioni di carattere epistemologico che tengano conto degli obiettivi prefissati (in particolare degli O.S.A. – Obiettivi Specifici di Apprendimento) e dell'esperienza maturata. Se infatti si ritiene che un'educazione integrale della persona umana – obiettivo di ogni percorso di istruzione – non possa realizzarsi senza un'apertura radicale e onesta verso la realtà totale, diventa fondamentale tenere lo sguardo puntato sui modelli educativi adottati nelle politiche scolastiche.

La riforma si inserisce in un quadro europeo di raccomandazioni (si può accedere ad una presentazione divulgativa delle raccomandazioni europee presso il sito informativo della Commissione Europea) il quale, anche ad una prima analisi, palesa un evidente substrato ideologico di tipo funzionalista, dove l'educazione viene tendenzialmente ridotta a formazione professionale e acquisizione di competenze. Non più al centro, dunque, la conoscenza teoretica e la virtù morale, nell'ambito delle quali gli abiti operativi – le competenze, appunto – possono materialmente svilupparsi e le relazioni umane – competenze sociali e civiche, così si esprime la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio 2006/962/CE – prosperare. Il quadro, poi, è ancora più allarmante se si considera il confronto programmatico degli obiettivi formativi con le politiche del lavoro.

L'assenza di riferimenti ad una nozione condivisa ed universale di verità e ad un'esplicitazione trascendentale dell'essere può non meravigliare troppo l'intellettuale che segue con attenzione le vicende europee, ma certamente il medesimo intellettuale rimarrà sorpreso scavando nelle Indicazioni Nazionali della Riforma Gelmini, poiché, nonostante quest'ultima nasca nell'ambito di attuazione degli orientamenti europei, tesi ad internazionalizzare obiettivi, metodi didattici e sistemi di valutazione, essa si discosta sensibilmente dalla deriva funzionalista alla quale abbiamo accennato, per adottare un impianto molto in linea con un sano realismo ontologico, che pure non viene mai esplicitamente nominato. Così esordisce il PECUP dei nuovi licei (Piano Educativo, Culturale e Professionale):

I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze sia adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, sia coerenti con le capacità e le scelte personali.

Si nota subito come la triade degli obiettivi europei – conoscenze, competenze e abilità – sia strettamente dipendente dal livello e dal modo di comprensione della realtà; inoltre, laddove nel titolo del documento compare il termine Educativo, non si ha piena corrispondenza di significato rispetto al termine inglese Education, che, come già accennato, nelle raccomandazioni europee è inteso piuttosto come formazione/istruzione.

Ancor più esplicitamente, ecco gli obiettivi principali che la riforma fissa per il liceo scientifico:

  • Studio del nesso tra cultura scientifica e tradizione umanistica.
  • Individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere.
  • Saper cogliere i rapporti tra il pensiero scientifico e la riflessione filosofica.
  • Essere consapevoli delle ragioni che hanno prodotto lo sviluppo scientifico e tecnologico nel tempo, in relazione ai bisogni e alle domande di conoscenza dei diversi contesti, con attenzione critica alle dimensioni tecnico-applicative ed etiche delle conquiste scientifiche, in particolare quelle più recenti.
  • Analizzare le strutture logiche coinvolte ed i modelli utilizzati nella ricerca scientifica.
  • Individuare le caratteristiche e l’apporto dei vari linguaggi (storico-naturali, simbolici, matematici, logici, formali, artificiali).

A proposito invece del liceo classico:

  • Cogliere le intersezioni fra i saperi ed elaborare una visione critica della realtà.
  • Saper riflettere criticamente sulle forme del sapere e sulle reciproche relazioni e saper collocare il pensiero scientifico anche all’interno di una dimensione umanistica.

Sono da sottolineare gli apprezzamenti e le puntualizzazioni riguardanti il dialogo tra i saperi, che nel pensiero realista ha come presupposto la pregnanza onto-logica dell'ente, fondativa sia delle conoscenze di senso comune e scientifico-sistematiche, sia dell'esperienza morale; quanto poi tale fondazione sia essenziale per la costruzione della civiltà umana è ben espresso dalle parole che il card. Bergoglio pronunciò prima di diventare papa (raccolte nel libro Noi come cittadini noi come popolo, Libreria Editrice Vaticana – Jacabook, Milano 2013, p. 49):

La riflessione astratta corre il rischio di perdersi in elucubrazioni su soggetti astratti o avulsi, impegnata in una ricerca asettica della verità, dimenticando che l’obiettivo di ogni riflessione umana è l’essere reale in quanto tale e, pertanto, uno, da cui non possono disgiungersi le tre categorie fondamentali dell’essere che i filosofi chiamano i trascendentali: la verità, la bontà e la bellezza. Sono inseparabili. Nel cittadino deve svilupparsi questa dinamica della verità, insieme alla bontà e alla bellezza. Se ne manca una, l’essere si frattura, si idealizza, diventa un’idea, non è reale. Devono procedere insieme, non disgiungersi.

Il carattere fondativo dell'essere dell'ente, quindi, proprio in quanto esplicitato nei e dai trascendentali, si espleta in un'intrinseca forza comunicativa, anche di costruzione sociale. Perché la scuola possa dunque formare il cittadino, essa deve incessantemente testimoniare la forza della verità, nei contenuti e nel metodo, e la bellezza di una comunità, all'interno della quale valorizzare iniziative ed esperienze.

E' importante a questo punto sottolineare che la possibilità di attuare nel quadro della Riforma Gelmini le istanze del realismo non è demandata soltanto all'iniziativa del singolo docente, ma, nell'ottica di un'ampia sussidiarietà educativa e formativa, anche alle istituzioni scolastiche nel loro insieme, come le nuove norme sull'autonomia didattica consentono e promuovono. Una collaborazione di docenti di buona volontà, appartenenti a gruppi disciplinari anche apparentemente lontani, potrebbe realmente favorire sia approcci interdisciplinari, sia una preziosa testimonianza comunitaria, oggi fondamentali per costruire la personalità di tanti ragazzi che vivono in un contesto sociale di individualismo e di precarietà delle relazioni familiari.

A tal proposito, nella mia personale esperienza a scuola ho tentato di attuare diversi progetti didattici, con l'obiettivo di stimolare non solo i discenti, sempre curiosi e aperti ad un sapere non codificato dai curricoli, ma gli stessi colleghi docenti verso un approfondimento dei contenuti e dell'epistemologia propri della disciplina di insegnamento, al fine di rivisitare o, se vogliamo, rileggere quest'ultima in un contesto di più ampio respiro, quello, appunto, di un'interdisciplinarità su base realista. Ad esempio un'attività didattica felicemente riuscita è stata quella di un corso (tenuto dall'Associazione culturale “San Tommaso d'Aquino” presso il Liceo Classico “Benedetto XV” di Grottaferrata (RM). Una presentazione del progetto didattico può essere trovata a questo link) sulla storia della nozione di infinito in matematica e in filosofia, nozione che si presta particolarmente bene ad illustrare quanto si sta qui affermando, per il suo intrinseco legame con la metafisica. Un'altra esperienza, che ha lasciato molto incuriositi i ragazzi di una classe IV di liceo classico, è stata lo svolgimento di una lezione che ha visto la compresenza di un docente di fisica, uno di filosofia e uno di religione cattolica sulle nozioni di spazio e tempo nell'età moderna. Osserviamo, al riguardo, che se le Nuove Indicazioni per l'Insegnamento della Religione Cattolica propongono lo studio della «relazione della fede cristiana con la razionalità umana e con il progresso scientifico-tecnologico», nonché la critica «riflessione su Dio nelle sue dimensioni storiche, filosofiche e teologiche», permettendo così allo studente di riconoscere «differenze e complementarità tra fede e ragione e tra fede e scienza», allora possiamo realmente affermare che la scuola italiana sia formalmente aperta ad un'educazione integrale che arrivi perfino al cuore della trascendenza, al di là dei vari statalismi e ideologie che, come al solito lontani da intenzioni e norme, pure offuscano una sana pubblicità di quanto abbiamo evidenziato. Ad ogni docente, dunque, da parte nostra un deciso incoraggiamento a spazzar via ogni ingannevole incrostazione culturale e a raccogliere una buona dose di fantasia, tanto necessaria quando si ha a che fare con i giovani!