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Orientare umanamente la tecnica

Febbraio 2013
Alberto Laurenti
Amministratore GIAL s.r.l.

È un dato di fatto quotidianamente riscontrabile, come Il progredire della tecnica influenzi con sempre maggiore incidenza la convivenza sociale, mutando i rapporti tra le persone, ed offrendo all’umanità formidabili prospettive di emancipazione, insieme ad esperienze di disagio e difficoltà di adattamento. Spesso si ha l’impressione che se un’innovazione di processo o di un prodotto non fosse sviluppata in un dato laboratorio, sarebbe, prima o poi, inevitabilmente sviluppata in un altro: l’importante è prima di tutto che essa “funzioni” e sia vantaggiosa per qualcuno. Le dimensioni socio-economiche del fenomeno sono divenute talmente ampie che, di fronte alle “Tecnostruttura”, il contributo del “singolo” nell’indirizzare il “progresso tecnico” rischia di apparire così limitato e circoscritto da essere addirittura irrilevante. Al contrario, si vuole qui mettere in luce come l’azione dei “singoli”, ricercatori e tecnici, sia “culturalmente” rilevante. E non solo per il puntuale svolgimento delle attività di sviluppo, quanto per indicarne i requisiti operativi, le finalità in ordine al rispetto dei diritti fondamentali della persona, della sua integrità e quindi a vantaggio della “civile” convivenza e del bene comune.
Visto che spesso nella prassi il nesso tra l’“azione del singolo” ed il “perseguimento del progresso umano” non risulta immediatamente evidente, esso merita qualche puntuale considerazione di carattere metodologico.

I - In primo luogo va detto che l’introduzione di una innovazione, sia essa di carattere tecnico che scientifico, si presenta solitamente sotto forma di un progetto affidato ad un team, sotto la guida di un Project Manager. Nell’ambito dell’odierna economia dei servizi, il progetto, poi, non riguarda soltanto la produzione o la distribuzione di oggetti materiali, quanto la messa a disposizione di “saperi” ed “abilità” per la risoluzione di problemi specifici che risultano essere, per loro natura, complicati. Esempi tipici di tale situazione sono i grandi sistemi informativi utilizzati dalla Pubblica Amministrazione (e-government) o dai gruppi bancari ed assicurativi, i format televisivi, i progetti di ricerca scientifica e tecnologica, le reti per telecomunicazioni, le “one click companies”  e molti altri ancora. Sono tutti sistemi che cooperano o spesso competono tra di loro, altamente adattativi in quanto interagenti continuamente ed intensamente con gli utenti e con l’ambiente di cui seguono costantemente l’evoluzione.

II - In secondo luogo si deve rilevare come il ricorso ad un team sia normalmente dettato allo stesso tempo: a) dalla natura multidisciplinare del problema da affrontare e b) dalla molteplicità dei suoi aspetti, più o meno complessi, e tra loro fortemente  interagenti. Con diverse modalità e gradi di partecipazione/collaborazione, il team di progetto definisce il design del servizio per poi curarne la realizzazione e la conduzione, adattandolo agli stimoli e alle esigenze via via colti dalla società a cui esso si rivolge. Per l’intera vita del progetto, inoltre, gli aspetti giuridici si intrecciano con i vincoli di natura economica e finanziaria e con il grado di accoglimento del servizio proposto da parte dell’utenza.
In fondo, è la stessa “innovazione scientifica” a non sfuggire allo stesso paradigma, dovendo anch’essa rispondere dapprima ad esigenze di comunicazione sociale e di tutela e sfruttamento della proprietà, per poi procedere alla fase di sviluppo e di ingegnerizzazione e quindi alla definizione dei protocolli e degli standard da osservare, per una sua sicura applicazione e diffusione nella pratica.
Muovendo principalmente dalla cibernetica, gran parte degli sforzi per comprendere ed analizzare i tratti di una società siffatta confluiscono nella cosiddetta “teoria della complessità”, una branca oggi per molti versi ancora in elaborazione.
Tornando alla dimensione storica e personalistica del team di progetto, al giorno d’oggi una persona beautyful mind che, seguendo la propria vocazione, si dedicasse esclusivamente alla soluzione tecnica del problema particolare, anche se in modo qualificante e decisivo, rischierebbe l’emarginazione e priverebbe il team del suo contributo, forse altrettanto importante, per diffondere efficacemente quanto prodotto nella società. Dal canto suo, il Project Manager pone costante attenzione al raggiungimento degli obiettivi complessivi di progetto attingendo alle diverse e molteplici competenze del suo team che motiva e guida fino alla meta facendo personale affidamento sui suoi componenti.

III – Da un punto di vista storico possiamo aggiungere che due secoli improntati al “pragmatismo” e all’“utilitarismo” hanno profondamente stimolato ed orientato il progresso tecnico soprattutto verso la realizzazione di prodotti e servizi che “funzionino”. La storia della tecnica riporta innumerevoli esempi di team autori di importanti iniziative tecnologiche. Non sempre, però, esse si sono rivelate prive di controindicazioni e realmente finalizzate al vantaggio della intera collettività, risultando piuttosto a esclusivo vantaggio di alcuni soggetti o di comunità particolari.
In parte, le ragioni di tale fenomeno possono essere rinvenute proprio in una “modalità di sviluppo” della tecnica che rimuove la presenza dell’uomo come persona, trattandolo come semplice “operatore” o “utente” fruitore. Passando in rassegna, ad esempio, la documentazione generata durante lo sviluppo di sistemi informatici, si può notare come in essa manchi spesso un approccio che – al di là della considerazione dei componenti hardware e software di un sistema – metta in luce le relazioni che il sistema medesimo instaurerà o modificherà tra le “persone” che potranno essere coinvolte nella sua progettazione come nel suo utilizzo. Visto che di solito il nuovo sistema andrà ad innestarsi in una rete già funzionante, ci si limita a considerare le persone, di fatto, come pure “interfacce” software.
Simili rappresentazioni ridotte e parcellizzate consentono agli specialisti di lavorare correttamente senza però dare loro una visione di insieme degli “effetti” reali del funzionamento del sistema  stesso sulla società degli uomini. Pensiamo ad esempio, oggi, ad Internet, e in particolare ai social network.
Nella prospettiva di una cultura orientata ad un “umanesimo tecnico-scientifico”,  per correggere questo riduzionismo,  occorre rintracciare ed esplicitare sistematicamente i rapporti indotti da Persona a Persona (P2P) valutandoli da diversi punti di vista: giuridico, sociale, economico, ergonomico e di tutela dei diritti fondamentali. Meglio ancora sarebbe, poi, se tali rappresentazioni P2P diventassero informazioni di dominio pubblico (Open Data), accessibili e distribuibili mediante l’Internetwork, in modo da contribuire a rappresentarne una visione quantitativa d’insieme, che oggi di fatto è mancante.
In altri termini, si tratta di diffondere anche tra i tecnici dei “sistemi complessi” una cultura della “progettazione consapevole e responsabile”. Il “singolo” deve essere aiutato ad imparare ad innestare/accordare il proprio lavoro in un ambito culturale complesso e multidisciplinare, vedendolo valorizzato attraverso l’azione coordinata del team ed il rapporto “personale” e quotidiano con i colleghi.
È significativo registrare come, nel mondo globale dei nostri giorni, il rapporto tra l’individuo/persona e il team rappresenti un decisivo terreno di confronto tra le “filosofie gestion nsione realmente umana. Basti citare i nuovi interessanti approcci introdotti negli ultimi decenni nel campo della produzione di serie e del miglioramento della qualità.

IV – In quarto luogo vediamo, infine, come in termini propositivi,si possano identificare alcune indicazioni concrete utili a favorire la diffusione di un “umanesimo tecnico-scientifico”.
– Innanzitutto è necessaria ai tecnici anche una “preparazione umanistica di base”, oltre al know-how tecnologico, che permetta di cogliere la “persona” ed i suoi diritti e doveri fondamentali nel contesto della società tecnologica, di individuare e valutare criticamente le diverse opportunità pratiche come pure le contraddizioni in essa presenti.
– La disciplina del Project Management costituisce una base imprescindibile per poter operare per obiettivi nell’ambito di un team organizzato e per poter esplicitare sistematicamente finalità, attività e vincoli di progetto. Muovendosi nell’alveo di una pratica consolidata in Occidente, essa dovrebbe mettere a confronto l’approccio “pragmatico” con il sistema delle “virtù personali” (doti naturali, attitudini, esperienze acquisite, capacità di applicarsi, di rapportarsi correttamente agli altri, ecc.) così come, già nell’antichità, venivano descritte nell’Etica Nicomachea. Questo risulta essere, a lungo termine, insieme benefico per la persona e vantaggioso anche ai fini del risultato tecnologico e commerciale.
– La complessità dei moderni sistemi e servizi richiede un’ampia preparazione multidisciplinare, tale da favorire, nell’ambito del team, la collaborazione tra tecnici appartenenti ad aree specialistiche diverse. Le discipline afferenti alla cibernetica (come, ad esempio, le teorie dei sistemi, dell’informazione, dei giochi, ecc.) costituiscono utili strumenti per mettere in relazione modelli provenienti da ambiti specialistici diversi, ma che rappresentano facce diverse di una medesima realtà.
– Un’approfondita preparazione in uno o più specifici campi del sapere costituisce, infine, il presupposto per poter dare soluzioni concrete ed efficaci ai problemi pratici.

In conclusione, orientare lo sviluppo della tecnica facendo leva sulle “persone” che operano al suo interno è un obiettivo ormai inevitabile per la tenuta e la crescita della “civiltà”! Esso presuppone una forte sensibilità e passione civile  – e soprattutto una “cultura” dell’unità del sapere e dell’esperienza della persona umana – da parte dei ricercatori, insieme alla consapevolezza che, in tal modo, si può cooperare sapientemente, con lo studio ed il lavoro, ad un progresso umano sostanziale, comprendendo che la logica dell’agire per il bene comune è l’unica che ha una ricaduta positiva durevole ed effettiva a vantaggio sia della singola persona che della propria impresa.