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In ricordo di Ennio De Giorgi

Novembre 2006
Giuseppe De Cecco
Ordinario di Geometria Università degli Studi di Lecce

Dieci anni fa, il 25 ottobre 1996, moriva a Pisa, quasi inaspettatamente, Ennio De Giorgi, uno dei più grandi e creativi matematici del secolo scorso. La sua figura di scienziato impegnato nei diritti civili e di sincero credente ci suggeriscono di riproporne l’esempio a tutti coloro che, come lui, si adoperano per considerare i valori spirituali come parte integrante della propria esperienza scientifica. Egli seppe trovare questo collegamento nella sua disciplina, la Matematica, che nonostante le sue profonde radici filosofiche ed umanistiche molti vedrebbero a torto come avulsa da ogni possibile riflessione sapienziale. Fra i suoi discepoli e fra coloro che ebbero occasione di frequentarlo, non sono pochi quelli che, a partire dal suo esempio, hanno cercato di sviluppare anch’essi tale dimensione, dando vita a gruppi e a forum di discussione ove l’attività universitaria viene posta in naturale dialogo con la filosofia e con la religione.

L’eredità scientifica ed umana di Ennio De Giorgi è testimoniata da in gran numero di allievi sparsi in tutto il mondo. Una sintesi si trova nel volume E. De Giorgi, hanno detto di lui... (a cura di G. De Cecco e M.L. Rosato, Dip. Mat. Univ. di Lecce, Quaderno 5/2004). I suoi scritti, recentemente tradotti in inglese e raccolti nel volume E. De Giorgi: Selected Papers (a cura di L. Ambrosio et al., Springer, 2006, pp. 888) spaziano dal calcolo delle variazioni alla logica matematica, dalla teoria della misura alle equazioni differenziali e ai fondamenti della Matematica (il visitatore di questo sito può leggere anche la breve scheda dedicata ad Ennio De Giorgi, disponibile on line nella rubrica “Scienziati credenti”).

De Giorgi, nato a Lecce nel 1928, ben presto si impose all’attenzione della comunità matematica risolvendo nel 1956 il XIX problema di Hilbert, uno dei ventitré problemi che il matematico David Hilbert (1862-1943), nel Convegno di Matematica di Parigi del 1900, aveva indicato come importanti per il futuro della Matematica. Numerosi i riconoscimenti e premi di cui fu oggetto, fra i quali, nel 1990, il prestigioso Premio Wolf per la Matematica (istituito dallo Stato d’Israele). Era membro di numerose Accademie scientifiche tra cui l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia di Francia, l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, la Pontificia Accademia delle Scienze.

La mattina del 25 ottobre, giorno della sua morte, dettò una breve lettera per il Papa Giovanni Paolo II allo scopo di esprimere la sua gratitudine per il messaggio che il Pontefice aveva inviato il 22 ottobre 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze (Messaggio in occasione del 60° anniversario della rifondazione, su alcune questioni inerenti l’evoluzione dell’uomo), un documento che, come riportano le frasi da lui dettate, “resterà nella storia della Chiesa, della Scienza, della Cultura e della Civiltà”.

De Giorgi, che considerava la condivisione del sapere come una delle alte forme di carità, aveva ripetutamente esposto il concetto che la matematica possiede un valore sapienziale (si veda la voce Matematica, valore sapienziale della, pubblicata sul Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede) e la convinzione che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, considerata come un sistema di assiomi condiviso dai popoli, poteva contribuire in modo rilevante al dialogo e alla pace. In una conversazione pochi giorni prima di morire, così si esprimeva: “Il metodo assiomatico può servire al dialogo tra diversi studiosi, ma anche a quello dello studioso con se stesso. Può aiutare a capire che alcune affermazioni che crediamo chiarissime, sono assai meno chiare, può rivelarci occulte contraddizioni, ma può anche farci scoprire una inattesa ricchezza di qualche nostra idea di cui sottovalutavamo l’interesse. Cercare di fissare una lista di oggetti fondamentali di una certa teoria risponde ad una esigenza non solo tecnica ma anche etica: la ricerca di una migliore comprensione ed amicizia tra studiosi che hanno idee simili e idee differenti e cercano di riconoscerle con la più ridotta possibilità di ambiguità e di  equivoci. Non ci aspettiamo il metodo infallibile per eliminare tutti gli equivoci, le ambiguità, le incomprensioni, ma un onesto impegno per ridurle” (E. De Giorgi, Anche la scienza ha bisogno di sognare, a cura di F. Bassani, A. Marino, C. Sbordone, Edizioni Plus, Pisa 2001, p. 258).

L’impegno civile di De Giorgi, come tutta la sua attività nasceva dall’intreccio tra la sua visione della matematica e le convinzioni religiose, pronto a dare ragione della speranza che è nel cristiano. La sua profonda convinzione che la vocazione ultima dell’uomo è la vita, non la morte, ha impressionato tutti quelli che lo hanno conosciuto, credenti e non credenti. Egli, infatti, fu essenzialmente amante dell’uomo e di ciò che gli uomini nel tempo hanno prodotto. Il suo rapporto con la materia era sereno, la visione del mondo ottimistica, ma sapeva che “il vero sentiero dell’uomo è un ottimismo tragico, in cui l’uomo trova la sua giusta misura in un’atmosfera di grandezza e di lotta” (E. Mounier). Siamo del parere che l’anniversario del primo decennio della sua morte ci offra l’oggi l’occasione di esprimere, assieme alla nostra gratitudine riconoscente, anche l’augurio che molti uomini di scienza, specie fra i giovani, sappiano scoprire ciò che egli ebbe a cuore e condividerne lo spirito di ricerca.