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Riflessioni sul lavoro degli scienziati e l’esistenza di Dio

Antonio Ambrosetti
2009

La matematica e l’esistenza di Dio

Può un matematico credere in Dio? Antonio Ambrosetti, già ordinario di Analisi matematica alla Normale di Pisa e docente alla SISSA di Trieste cerca di rispondere a questa domanda attraverso il suo libro La matematica e l’esistenza di Dio. Partendo dalla sua esperienza personale, egli ci illustra come è possibile che un uomo di scienza possa avere fede in Dio senza cessare di esercitare la sua ragione scientifica. Grazie alla sua formazione e agli incontri di personaggi illustri, matematici credenti come Ennio De Giorgi e Giovanni Prodi, l’autore riesce a fornire un panorama dell’attività delle scienze che non preclude la dimensione spirituale, anzi sembra postularla nella ricerca di un fondamento. Il brano che proponiamo ne ripercorre brevemente l’itinerario.

Voglio parlare di come possano coesistere in uno scienziato il rigore del pensiero matematico e la fede in Dio.

Comincerò parlando in concreto di due grandi matematici che ho avuto la fortuna di incontrare durante la mia lunga permanenza alla Scuola Normale di Pisa, prima come perfezionando, poi come assistente e infine, qualche anno dopo aver vinto la cattedra, come professore ordinario. Si tratta di Giovanni Prodi e di Ennio De Giorgi.

Profondo, lucido, capace di analisi e sintesi mirabili,dotato di una cultura molto vasta che, senza intasargli la mente, non gli ha impedito di essere estremamente originale, Prodi e stato di certo uno dei maggiori matematici del dopoguerra.

Grande esperto di equazioni alle derivate parziali, Prodi ha ottenuto importanti risultati tra i quali meritano di essere ricordati quelli relativi alla Fluidodinamica (equazioni di Navier-Stokes) e alle equazioni delle onde nonlineari.

Prodi ha anche avuto il merito di sviluppare in Italia l’Analisi nonlineare. A cavallo tra la fine degli anni '60 e l’inizio degli anni 70, Prodi ha tenuto alla Scuola Normale una mirabile serie di lezioni spaziando dalla Geometria negli spazi di Banach, alla Teoria della Biforcazione, alla Teoria dei Punti Critici, alla Teoria di Morse, ai Sistemi Dinamici, alla Teoria Ergodica. La scuola di Analisi nonlineare italiana, ora molto sviluppata, nasce in pratica con queste lezioni, senza le quali non sarebbe esistita.

Ho avuto la fortuna di essere un suo allievo e i suoi suggerimenti sono stati sempre rilevanti, anche se erano sempre offerti con delicatezza, con grande discrezione, m modo da non farmi sentire troppo inferiore a lui. Tra l’altro, ho avuto 1'onore di scrivere con lui il libro A Primer of Nonlinear Analysis edito dalla Cambridge University Press che è stato una delle prime monografie sull’argomento.

Prodi si e anche occupato di didattica, animando gruppi di ricerca a livello nazionale e scrivendo numerosi testi innovativi, per le scuole medie, i licei e per l’università. Tra questi ultimi, un testo di Analisi Matematica sul quale hanno studiato migliaia di studenti italiani. Anche in questo campo, a volte ingiustamente trascurato dai grandi matematici, Prodi ha portato una ventata d'aria fresca grazie all’originalità che e una delle sue caratteristiche più notevoli.

Ma Prodi, oltre a essere un grande matematico è anche un grande uomo. Rigoroso, onestissimo, sempre coerente alle sue convinzioni profonde, senza mai deviare o accettare compromessi, è sempre stato capace di assumersi responsabilità gravose anche a costo di uscire dal coro del conformismo e di essere «politicamente» controcorrente. II suo carisma particolare ha affascinato molti che hanno cercato di seguirne l’esempio

La sua vita è stata anche una vita di profonda fede. Una fede ragionata, molto razionale, meditata, non superficiale, che si è concretizzata anche in un impegno sociale concreto. A Pisa ha dato origine a un Gruppo Cattolico per la Cultura, organizzando conferenze periodiche molto interessanti; a livello nazionale ha organizzato degli incontri su scienza e fede nei quali sono intervenuti filosofi e scienziati cristiani e non.

Un’altra figura notevole di cui voglio parlare è Ennio De Giorgi, sfortunatamente venuto a mancare improvvisamente una decina di anni fa.

Era un vero genio, forse uno dei più grandi matematici italiani del secolo scorso, Capace di risolvere in modo banale e originalissimo i problemi più difficili di Analisi Matematica, aveva una mente eccezionale ed era come dovrebbe essere ogni buon matematico, curioso di tutto e non solo di quello di cui lui si occupava direttamente.

De Giorgi è stato il fondatore, con Renato Cacciappoli, della Teoria Geometrica della Misura con la quale è riuscito a risolvere in modo definitivo il Problema Isoperimetrico, posto da Euclide e rimasto insoluto per secoli.

Esperto di Calcolo delle Variazioni, De Giorgi ha studiato il Problema delle Superfici Minime e della loro regolarità (Problema dei coni minimali di Bernstein) e ha introdotto la nozione di Convergenza Variazionale. Si è anche occupato di equazioni alle derivate parziali, dando fondamentali contributi alla questione dell’unicità del Problema di Cauchy e risolvendo, tra 1'altro, il XIX Problema di Hilbert sulla regolarità delle soluzioni di certe classi di equazioni alle derivate parziali (di questo risultato il famoso matematico americano J. Nash ha dato un'altra dimostrazione indipendente). De Giorgi è stato insignito nel 1990 del premio Wolf il cui prestigio è paragonabile a quello del premio Nobel.

Anche De Giorgi era un profondo credente. A differenza di Giovanni Prodi la sua fede era più «intima» e meno esplicita, in accordo con la sua natura riservata. Fede vissuta, comunque, profondamente.

Gli piacevano molto i Libri Sapienzali del Vecchio Testamento ed era pieno di una grande carità per gli umili e per i sofferenti. Un interessamento concreto, non teorico, che si esplicava in aiuti, anche economici, di tutti i tipi. Non si poneva il problema se fossero veramente poveri o se «ci marciassero». Li aiutava e basta. A volte andava incontro a quelle che a noi potevano sembrare delle richieste insensate, come quando fece fare una bella dentiera a un signore piuttosto povero che era rimasto completamente sdentato. Ricordo la sua soddisfazione quando, a lavoro ultimato, poté sfoggiare un sorriso felice che forse non aveva mai avuto in vita sua.

Alcuni poveri, che De Giorgi cercava di aiutare con assiduità, avevano imparato i suoi orari e si facevano trovare quando arrivava in Piazza dei Cavalieri ai piedi della scalinata che porta all’ingresso della Scuola Normale.

Lui aveva sempre qualcosa da dare loro, senza farlo  mai pesare, senza mai avere un gesto di insofferenza o, ancora meno, di fastidio. E io rimanevo colpito da questi slanci di generosità e mi sembrava che davvero la bontà di Dio si manifestasse in lui in modo sublime.

La figura di Ennio De Giorgi come matematico e filosofo e tratteggiata in una recente raccolta di saggi [L. Ambrosio et al. Scripta volant, verba manent. Ennio De Giorni, matematico e filosofo, E.T.S. Pisa 2008].

Questi due matematici possono essere visti come esempi paradigmatici di grandi scienziati cristiani in cui Matematica e fede in Dio hanno convissuto in modo straordinario.

Naturalmente vi sono altri illustri matematici che vivono secondo una loro fede. Parlerò brevemente di due di questi, Brezis e Rabinowitz, entrambi ebrei.

Paul Rabinowitz è un ebreo, diciamo, laico che ho conosciuto durante una sua visita a Pisa net 1973. Insieme abbiamo scritto un lavoro che ha avuto un certo successo. L'anno dopo sono andato io all’Università del Wisconsin per quattro mesi. Mia moglie e io eravamo una giovane coppia esperta, parlavamo male l’inglese avevamo pochi soldi, il freddo di Madison in inverno e glaciale, ma ricordiamo con piacere quel periodo. Le nostre famiglie sono diventate amiche anche se, negli ultimi armi, ci si vede di rado.

Haim Brezis è invece un ebreo «ortodosso». Anche con lui ho scritto un bel lavoro e si e instaurata una viva cordialità. Con Haim abbiamo discusso spesso di religione e ho imparato a conoscere meglio un mondo, quello ebraico, di cut sapevo poco. Ho letto con molto interesse il suo bel libro dal titolo Haim Brezis, un mathematicien juif [Beauchesne, Parigi 1999], dove racconta le sue vicende come matematico e come ebreo.

Io ho cercato di spiegargli come sia cambiato l'atteggiamento della Chiesa net confronti del popolo di Israele e come ora tutti i cristiani siano vicini a questi loro fratelli particolari. In passato i cristiani hanno avuto per molto, troppo tempo, un atteggiamento poco misericordioso nei confronti degli ebrei. Ma in tempi più recenti il popolo cristiano ha mostrato verso il popolo di Israele una comprensione che non può essere disconosciuta.

In Italia, per esempio, le orribili Leggi Razziali fasciste hanno trovato resistenze che forse pochi politici potevano immaginare. I fedeli e anche molti sacerdoti hanno aiutato in tutti i modi possibili gli ebrei. Per esempio ho saputo che le scuole (dalle elementari al liceo) dei Padri Cavanis a Venezia hanno sempre avuto, anche in quegli anni difficili, vari alunni ebrei che erano stati espulsi dalle scuole statali.

Sono anche noti tanti episodi che raccontano come molti ebrei siano stati salvati durante i rastrellamenti della fine della seconda guerra mondiale, nascosti e protetti da famiglie cattoliche e anche in chiese o conventi, al sicuro dalla ferocia nazista e dalle deportazione nei lager della morte.

Oggi penso si possa affermare che tra cristiani ed ebrei ci sia un sentimento di fiducia e stima reciproca pieno di prospettive positive. Senza forzare nessuno, senza pretendere conversioni, ma aspettando solo i tempi di Dio che nel Suo piano di salvezza ha inserito tutti gli uomini. Questo ha permesso di instaurare con gli ebrei un dialogo bello, rispettoso e, spero, proficuo. Noi rimaniamo cristiani, loro ebrei, ma con il desiderio di aiutarci vicendevolmente a conoscere meglio il nostro Dio comune.

[…]

Voglio testimoniare come in me stesso convivono la passione per la Matematica e la fede in Dio.

Sin da giovane ho sempre avuto un interesse particolare per la Matematica che si e sviluppato frequentando il liceo scientifico. Mi piacevano, in generale, un po’ tutte le materie scientifiche, la Fisica, la Chimica, l'Astronomia, ma l'attrazione che esercitava su di me la Matematica era decisamente superiore.

In parallelo si maturava m me la fede. All’inizio lentamente, con tutti i dubbi e Ie incertezze degli adolescenti. Non facevo parte di gruppi tipo Azione Cattolica o boy-scouts, che a quei tempi erano molto frequentati ma spesso, temo, solo per conformismo. Non mi piaceva sentirmi «intruppato» tra gente che a volte si comportava in modo poco coerente con i principi che professava a parole e preferivo riflettere un po’ da solo o, al massimo, con l’aiuto di qualche bravo sacerdote Per inciso, devo dire che tutti quelli che ho avuto modo di incontrare, allora come anche in seguito, sono sempre stati dei sacerdoti pieni di carità e di profonda fede cristiana. A dare ascolto a quello che si legge sui giornali, sembra che Dio abbia voluto aiutarmi anche in questo, tenendomi lontano da persone con problemi che sono, e ovvio, presenti anche nella Chiesa.

Cominciavo a pormi delle domande serie: Dio esiste? Come si e sviluppato il Suo disegno riguardo la salvezza dell'uomo? Come, nonostante questa Sua presenza, si spiegano le miserie del mondo, le guerre che continuano, gli innocenti che muoiono?

Non che tutto mi fosse chiaro, anzi. Sentivo pero la presenza di Dio e non c'erano ragionamenti che mi allontanassero da qualcosa che intuivo come un punto fermo nella mia vita in crescita.

Cominciavo a rendermi conto, seppure ancora confusamente, che Dio e la razionalità sono due aspetti complementari della realtà umana, entrambi fondamentali, ma in qualche modo distinti.

Mi sentivo un cristiano ancor più che un cattolico, anche se Io ero se non altro perche quello era il mondo che mi circondava. Tuttavia pensavo, e lo penso tuttora, che la divisione tra cattolici, protestanti e ortodossi fosse più dovuta a fattori storici, a incomprensioni ed errori umani che a profonde divisioni teologiche. Alla fine, non e Io stesso Dio? Non crediamo tutti in Gesù Cristo e nello Spirito Santo? Ed è bello constatare che oggi anche la Chiesa ha avviato un dialogo ecumenico fitto e proficuo con gli altri fratelli e sicuramente il future sarà segnato da un ritorno all’unità di tutti i cristiani.

Una tappa fondamentale per la mia crescita come  matematico e come cristiano è avvenuta quando, dopo la laurea, sono andato alla Scuola Normale di Pisa dove ho conosciuto personaggi come Prodi e De Giorgi. Del loro carisma e del loro ruolo nella mia formazione di matematico e cristiano ho già parlato.

[…]

Termino dicendo che ho sempre sentito di essere un discreto matematico, ma un tiepido credente. In particolare, mi sembra di non dare sufficiente testimonianza della mia fede. Nell’ambiente accademico gli altri mi conoscono come matematico e hanno su di me una loro opinione, più o meno positiva. Ma mi chiedo spesso: si capisce che sono un cristiano? Cosa faccio in concrete per farmi riconoscere come tale? Spesso, per non avere fastidi e stare tranquillo, ho paura di essere troppo conformista e questo breve saggio vuole anche essere uno sforzo per ovviare a questi difetti, dando una testimonianza personale del mio vivere la Matematica e la fede.

Non vorrei dare l’impressione, con questi brevi cenni autobiografici, che tutto sia sempre filato liscio. Ci sono stati problemi piccoli e grandi, malattie anche molto gravi, dispiaceri profondi. Ma ho cercato di affrontare queste difficoltà con la virtù cristiana della Speranza, che consiste nei non guardare al passato o al presente, ma sperare in un future migliore, confidando nell’aiuto della Provvidenza.

Penso che tutto questo abbia un senso perché sento che tutto do fa parte di un grande disegno divino che vuole il bene dell’uomo. Così, confidando nell’infinita bontà e misericordia di Dio, la speranza di un domani migliore non mi ha mai abbandonato.

  

Antonio Ambrosetti, La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau, Torino 2009, pp. 21-27 e pp. 61-65.